Lost in a book

Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, di Christiane F.


Adesso mia madre mi controllava ogni sera le braccia per vedere se c'erano segni di punture fresche [...] Non mi faceva più nessun effetto. Lei comunque mi trattava come l'ultimo pezzo di merda e ad ogni occasione mi mandava in paranoia. Istintivamente, faceva una cosa giusta. Perché un bucomane, prima di essere veramente disposto a cambiare qualcosa, deve non volerne sapere assolutamente più niente della merda e della porcheria. Allora si uccide, oppure utilizza l'ultimo filo di possibilità per venire fuori dall'ero.Non sapevo più perché avevo paura di morire. Di morire da sola. I bucomani muoiono da soli. La maggior parte in un cesso puzzolente. Ed io volevo morire. In realtà non aspettavo niente altro che quello. Non sapevo perché ero al mondo.Ghetto della droga e, per vivere di droga, il ghetto del rubare, del prostituirsi, dello spaccio. Una via verso la galera e poi, molto presto, verso la morte. Quando ancora non si sa che cosa sia la vita.Leggevo moltissimo. Il Werther di Goethe e il Werther dello scrittore della Germania orientale Plenzdorf. Hermann Hesse e soprattutto Erich Fromm. Il libro di Fromm "L'arte di amare" diventò proprio la mia Bibbia. [...] Questo Fromm è proprio un paraculo che ha capito tutto. Se la gente si attenesse a quello che lui scrive, la vita avrebbe veramente un senso perché uno riuscirebbe semplicemente a farcela.Christiane F. ha solo dodici anni quando inizia a fumare hascisc. Ne ha tredici quando inizia a bucarsi. A quattordici anni si prostituisce al Bahnhof Zoo, la stazione di Berlino, insieme a molti altri ragazzi che hanno bisogno di soldi per comprare "la roba". Christiane racconta il suo dramma, la storia di una precoce discesa nel mondo della droga, costellata di numerosi tentativi di disintossicazione miseramente falliti, di speranze, di illusioni e di brutalità. E' una storia toccante, intima, sofferta e sconvolgente, narrata tramite un linguaggio crudo e schietto, spesso molto scorretto, il linguaggio delle interviste registrate al magnetofono dai due curatori del libro, Kai Hermann e Horst Rieck, che incontrarono Christiane nel 1978 a Berlino, dov'era chiamata a testimoniare ad un processo. Il linguaggio di una quindicenne ex eroinomane che ha visto e vissuto cose che una persona adulta non potrebbe nemmeno immaginare. Le emozioni che si provano leggendo Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino sono contrastanti: io sono passata dal disgusto per la situazione di Christiane ad una sensazione di pietà. Dall'incredulità alla commozione. Dalla rabbia alla tristezza. E' indubbiamente un libro che andrebbe adottato più spesso nelle scuole. Da esso è stato tratto l'omonimo film di Ulrich Edel, con Natja Brunckhorst nel ruolo della protagonista.