stefano

Post N° 14


<!-- /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman";} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} --> Al via l'emendamento blocca-processi Stop al dibattimento Berlusconi-Mills Opposizione attacca la maggioranza: «Norma fatta per salvare il premier». Berlusconi: «Legge per la collettività, contro di me in azione pm di sinistra». L'Anm: a rischio molti processi gravi ROMA La maggioranza accelera sulla norma "salvapremier". I relatori del decreto sicurezza Carlo Vizzini e Filippo Berselli hanno presentato due emendamenti al provvedimento all’esame dell’aula del Senato, che potrebbero essere propedeutici ad una sospensione delle azioni giudiziarie che riguardano, tra gli altri, il presidente del Consiglio. I due testi, se approvati, aprirebbero di fatto la strada allo slittamento del processo milanese Berlusconi-Mills che vede coinvolto il presidente del Consiglio. Gli emendamenti Nel primo si interviene sulla formazione dei ruoli d’udienza, indicando quali sono i procedimenti di particolare urgenza per il tipo di reati che devono avere priorità rispetto agli altri. Nel secondo emendamento si prevede invece la sospensione degli altri processi penali relativi a fatti commessi fino al 30 giugno 2002 «che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado». La sospensione sarà immediata al momento dell’entrata in vigore della legge e durerà un anno. Il corso della prescrizione, durante la sospensione del procedimento o del processo penale, resta sospeso. Berlusconi: «Contro di me toghe di sinistra» Per Berlusconi l'emendamento è «un provvedimento di legge a favore di tutta la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per i reati più gravi e più recenti», scrive il premier in una lettera indirizzata al presidente del Senato Renato Schifani, aggiungendo per l'opposizione «non dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto». «I miei legali mi hanno informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro di me per fini di lotta politica. Si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria». Pd e Italia dei valori: legge "salvapremier" L’opposizione alza le barricate e parla ad una nuova legge "salvapremier". L’alt arriva dal leader del Pd, Walter Veltroni: «In questi giorni si decide il futuro della legislatura. Se il Governo e la sua maggioranza continueranno con questo atteggiamento tenuto in queste settimane, cioè una sequenza di incidenti assolutamente eccessivi ed inaccettabili», ultimo il tentativo di «inserire surrettiziamente il lodo Schifani nel pacchetto sicurezza», sarà «a rischio il dialogo, tirerò le fila venerdì all’Assemblea». Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro annuncia «un’opposizione dura e senza sconti dentro e fuori il Parlamento» e aggiunge:«Come volevasi dimostrare anche questa volta Berlusconi ci riprova con le sue leggi ad personam. Evidentemente non aveva ancora finito di sistemare i suoi affari personali». Casini: «Il governo ritiri l'emendamento» Per il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia «l’emendamento presentato al Senato dai relatori del decreto sicurezza è l’ennesima norma ad personam che prevede una sospensione generalizzata di tutti i processi, cominciando da quelli che vedono imputato il premier». Il presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, sostiene che «la riproposizione del lodo Schifani nel decreto sicurezza ci dimostra che è il Pdl che non vuole il dialogo». Anche da parte dell’opposizione di centro arrivano critiche alle proposte in Senato: «Io mi auguro -afferma il leader Udc Pier Ferdinando Casini- che il governo ritiri questi emendamenti, anche per non rompere quel clima di collaborazione istituzionale che si è ben avviata fra maggioranza e opposizione». L’Associazione nazionale magistrati boccia l’emendamento "salvapremier": un intervento di cui «non si comprendono le finalità» e che comporterà «gravissime disfunzioni» al sistema, con il rinvio di «migliaia di processi, anche per fatti di rilevante gravità», e il rischio di «paralisi», ad esempio nelle cancellerie.   Berlusconi ricusa i giudici di Milano E' bufera sulla norma "salva premier" Presentata dai legali del premier l'istanza contro Nicoletta Gandus. L'Anm: «Non può denigrarci così» E' bagarre al Senato, l'opposizione: «Il governo ritiri gli emendamenti» ROMA Silvio Berlusconi, con un documento di 14 pagine depositato dai suoi legali Nicolò Ghedini e Piero Longo, ricusa il giudice Nicoletta Gandus, presidente del collegio che si occupa del processo al premier e all’avvocato inglese David Mills imputati di corruzione in atti giudiziari: secondo l’accusa il fondatore di Fininvest avrebbe comprato «con almeno 600 mila dollari» due testimonianze di colui che aveva creato il sistema di società off-shore utilizzato dal gruppo. «Inimicizia verso Berlusconi» «Gandus ha prospettato in passato pubblicamente e anche per iscritto reiterate, insistenti e fortissime critiche nei confronti di Berlusconi, presidente del consiglio tra il 2001 e il 2006, appoggiando apertamente la formazione politica a lui avversa di centro-sinistra e affermando altresì la necessità di abrogare tramite tale formazione politica leggi ritenute promulgate da Berlusconi solo ai fini di favorire se stesso» scrivono gli avvocati. I legali della difesa parlano di «inimicizia grave» di Gandus verso il premier e di «terzietà del giudice irrimediabilmente compromessa». E infine nella ricusazione si ricorda che Nicoletta Gandus era nell’elenco dei 61 giudici milanesi possessori di azioni Mediaset e potenzialmente in grado di costituirsi parte civile nell’altro processo in corso. La decisione sulla ricusazione alla corte d’Appello Adesso la decisione sulla ricusazione spetta alla corte d’Appello, quinta sezione. I tempi dipendono dalla fissazione o meno di un’udienza camerale in cui le parti, i difensori del premier e la procura generale per l’accusa, illustrano le loro posizioni. Per un problema tecnico legato alle notifiche potrebbero trascorrere anche tre settimane prima della decisione. Il processo relativo al caso Mills potrebbe essere sospeso per decisione del collegio già venerdì prossimo, proprio a causa della ricusazione pendente, anche se il codice consente di andare avanti fino al termine dell’istruttoria dibattimentale. Istruttoria che però è al momento bloccata. Venerdì prossimo infatti dovrebbero essere sentiti i consulenti tecnici delle difese, i quali però non si presenteranno in aula. La loro deposizione infatti, stando ai legali del premier e di Mills, dovrebbe essere successiva all’interrogatorio di Paolo Del Bue per rogatoria a Lugano. Insomma, il caso non è di facile soluzione. Il pm: respingiamo con forza le illazioni E poi c’è l’emendamento al pacchetto sicurezza che potrebbe significare sospensione per un anno. Il il capo della procura di Milano Manlio Minale spiega che «il procedimento per corruzione in atti giudiziari è stato iscritto a seguito di precise dichiarazioni rese dallo stesso avvocato Mills in data 18 luglio 2004, alla presenza del difensore nel corso di un interrogatorio quale persona indagata in altro procedimento». «Le indagini - prosegue Minale - sono state condotte nel più assoluto rispetto delle garanzie della difesa e nell’esclusiva ottica dell’accertamento della verità. All’esito delle indagini preliminari è stata esercitata l’azione penale e gli atti, superato positivamente il vaglio dell’udienza preliminare, sono pervenuti al Tribunale». «All’esito di un dibattimento iniziato in data 13 marzo 2007 e prossimo alla conclusione - conclude la nota - il tribunale deciderà in ordine alla fondazione o meno delle accuse». Le toghe: «Chi governa non può comportarsi così» Insorge anche l’Associazione nazionale magistrati. «In uno Stato democratico ogni imputato può difendersi con tutti gli strumenti del diritto e con la critica pubblica, ma chi governa il paese non può denigrare e delegittimare i giudici e l’istituzione giudiziaria quando è in discussione la sua posizione personale», spiegano il presidente e il segretario dell’Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, commentano la lettera, inviata al presidente del Senato, nella quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi «rivolge accuse gravissime - rileva l’Anm - nei confronti del presidente del collegio giudicante e del pubblico ministero del processo che lo vede imputato a Milano di corruzione in atti giudiziari». La lettera di Berlusconi Berlusconi aveva annunciato la decisione di ricusare i giudici in una lettera al presidente del Senato, Renato Schifani: «Ho preso visione della situazione processuale e ho potuto constatare che si tratta dell'ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria», ha scritto il premier nella. Intanto prende il via al Senato la discussione sul decreto sicurezza. Tra gli emendamenti anche i due provvedimenti già ribattezzati "salva-premier". Dall’opposizione si alzano le barricate e parte l’ostruzionismo da parte dell’Idv e del Pd. Ad accendere la miccia la lettura fatta in Aula, fra le contestazioni dell’opposizione, dal presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, della lettera inviatagli ieri dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il Pd: il premier faccia un passo indietro o faremo opposizione durissima In occasione dei passaggi dove il premier parla di «aggressione» da parte di alcune parti della «magistratura di estrema sinistra», dai banchi dell’opposizione si sono levate proteste verbali. Luigi Zanda del Pd definisce la lettera «spudorata». Per la prima volta Udc, Idv e Pd sono uniti nel chiedere che il governo ritiri gli emendamenti. «Berlusconi faccia un passo indietro altrimenti il Pd farà un’opposizione durissima», annuncia il capogruppo del Partito democratico alla Camera, Antonello Soro, che aggiunge: «L’idea di attacchi dei magistrati al premier sia campata in aria». Attacca il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Non si devono sospendere i processi di un premier in carica se questi processi preesistevano alla sua elezione e quindi la sua elezione è nè più e nè meno una condizione per non essere più processato. D’ora in poi se dovesse valere questo principio, a Provenzano dovrebbe convenire candidarsi piuttosto che fare il latitante». Casini: «Dissennata la scelta del governo» Dal seminario di Italianieuropei, organizzato da D’Alema,interviene anche il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, che giudica «dissennata» la scelta del governo di inserire l’emendamento "salva premier" nel provvedimento sulla sicurezza. «Mi auguro che il governo rifletta, non vada avanti con le forzature e ritiri l’emendamento». Detto questo, però «iniziative dissennate non debbono attenuare il dialogo necessario sulle riforme». Dalla maggioranza risponde il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Sembrava che la sinistra avesse archiviato la stagione dell’uso politico della giustizia. Invece c’è una ripresa dell’iniziativa giudiziaria contro Berlusconi che richiede un intervento. Il dialogo con Veltroni? Dipende da lui se saprà fare quel salto di qualità politica che è abbandonare l’uso improprio della giustizia» e, sul rischio di una rottura del dialogo aperto tra maggioranza e opposizione, aggiunge: «Veltroni ha di fronte un bivio: se fare un salto di qualità politica e buttare le armi improprie della giustizia o continuare a usarle. Allora noi non possiamo fare altro che lavorare per disinnescarle con uno strumento legislativo».