Creato da sthefano il 13/05/2008
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 17 Giugno 2008 da sthefano


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Mercoledì il taglio dell'Ici

Più tasse su stipendi d'oro"



Tremonti sui conti pubblici:

«Nel 2011 pareggio di bilancio»



L’abbattimento dell’Ici e gli sgravi fiscali
sugli straordinari saranno discussi nel consiglio dei Ministri di mercoledì
prossimo. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a margine
della riunione Ecofin a Bruxelles. Di Ici e straordinari «discuteremo
mercoledì», ha risposto Tremonti alle domande dei giornalisti, aggiungendo che
«per quanto riguarda il decreto che faremo mercoledì prossimo dobbiamo ancora
definire le forme e i termini, ma sulla copertura penso sia meglio dirlo alle
parti sociali che non a Bruxelles».



I tagli delle tasse annunciati dal Governo non avranno alcun impatto sul
bilancio. Ha aggiunto il ministro. Gli sgravi fiscali «non avranno un impatto
sul bilancio», ha detto Tremonti, «per la dimensione» e per il fatto che
saranno coperti già dal 2008.
In ogni caso, «per quanto riguarda il decreto che faremo
mercoledì prossimo dobbiamo ancora definire le forme e i termini», ha spiegato
il titolare di via XX settembre, «ma il mio impegno è quello alla copertura assoluta».
Tremonti ha anche riferito di aver avuto un breve incontro bilaterale con il
commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia, in cui «si è discusso in
termini assolutamente generali la situazione di bilancio dell’Italia». Su
questo, ha concluso il ministro, «avremo modo di approfondire nei prossimi
appuntamenti». Quanto agli sgravi sull’Ici, ha spiegato Tremonti,
«l’abbattimento al 40% che già c’è non è coperto, come dicono all’Ance è
coperto da una promessa e noi saremo impegnati a coprire quel 40%, e quindi a
trasformare una promessa in una copertura, sia a coprire i tagli che faremo
noi».



L’appuntamento per il raggiungimento del pareggio di bilancio dei conti
pubblici, l’obiettivo di medio termine tanto caro alla Commissione, resta al
2011, come indicato dall’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e
non sarà anticipato al 2010 come vorrebbe il commissario Ue agli Affari
economici e monetari, Joaquin Almunia. Lo ha affermato il ministro
dell’Economia, Giulio Tremonti, al termine della riunione Ecofin a Bruxelles.
«Nella riunione la discussione sull’argomento è stata orizzontale e non
verticale» , vale a dire che «non si è parlato dei singoli Stati membri», ha
spiegato Tremonti. «In ogni caso», ha osservato, «uno dei punti di consenso con
il mio predecessore è il mantenimento del termine del 2011».



La presa di posizione dei ministri delle Finanze dei Paesi della moneta unica,
che ieri hanno definito ’scandalosì gli stipendi d’oro dei manager, è piaciuta
al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che si è detto convinto che in
qualche modo bisogerà intervenire sulla tassazione di bonus e liquidazioni.
’Cinque anni fa non avrei mai immaginato una discussionè come quella avvenuta
ieri sera alla riunione dell’Eurogruppo, ha osservato Tremonti, ’anni fa il
sistema della domanda e dell’offerta si considerava capace di autocorreggersi
mentre ieri c’è stata una discussione molto critica sui limiti delle
remunerazioni o della logica delle remunerazioni fatte per questo tipo di
prestazionì, cioè per i dirigenti d’impresa. Per il titolare dei via XX
settembre ’è rilevante che se ne sia paralto, è uno degli indicatori del
cambiamento di categoria politicà perchè ’oggi c’è la consapevolezza che non si
possono affrontare problemi nuovi con soluzioni datatè. In ogni caso sui bonus
dei manager ’la soluzione è da vedere, è troppo presto per dire cosa farè,
anche se, ha ricordato Tremonti, ’ad una trasmissione televisiva mi è scappato
di dire che andavno tassati in modo diversò.



 



 



Mutui, cautela dai consumatori

"Primo passo. C'è ancora da fare"

Bazoli: "Le banche avevano già iniziato a rinegoziare. Anche a
condizioni migliori"

L'Antitrust: "E' un buon inizio. Non è vero che ci sarà uniformità di condizioni"

 





ROMA - Solo un primo passo, ma tanto resta da fare. Questo, in sintesi,
il giudizio delle associazioni dei consumatori in merito all'intesa tra governo e Abi sulla
rinegoziazione dei mutui
. L'accordo, presentato
dall'esecutivo al Consiglio dei ministri di Napoli (e definito
"ottimo", dall'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro
Profumo), viene giudicato con cautela dai consumatori, secondo i quali
l'effettiva tutela del cittadino rimane lontana. Tanti, dicono, restano i punti
critici sulla questione che vede le famiglie italiane esposte verso le banche
per ben 264 miliardi di euro.



I consumatori. "I mutuatari - avverte l'Adiconsum - devono
essere consapevoli che ciò che non viene pagato nella rata dovrà essere pagato
a fine mutuo caricato degli interessi". L'Adusbef "dà atto
all'impegno del governo per aver affrontato la spinosa questione dei mutui a
tasso variabile per precise responsabilità e cattivi consigli delle banche,
aduse a reiterate violazioni di legge con il concorso di Bankitalia".



Secondo l'Aduc "il governo ha sbandierato un accordo con
l'associazione delle banche prevedendo un risparmio pari a circa 850 euro
all'anno per 1.250.000 famiglie circa. Peccato che la notizia sia falsa".
"Nel comunicato dell'Abi - spiega l'associazione - si legge che l'accordo
non prevede alcun risparmio, ma solo una dilazione nel pagamento: si concede un
ulteriore finanziamento (a tassi abbastanza agevolati: l'Irs decennale più lo
0,5%). Le famiglie, quindi, non risparmieranno alcunché, ma pagheranno
ulteriori interessi".







Il Codacons chiede al governo di essere "severissimo" con le
banche ree di "inosservanza delle disposizioni contenute nei pacchetti
Bersani". L'Unione Nazionale Consumatori spera non si tratti solo
di una enunciazione ad effetto e che per questo si domanda se la richiesta di
rinegoziazione del mutuo sarà obbligatoria per la banca o facoltativa come già
accade con la legge Bersani. E il Movimento difesa del cittadino chiosa:
"L'accordo nasconde un rischio di 'cartello'. Intervenga
l'Antitrust".



L'Antitrust. E proprio il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà,
definisce l'accordo "un provvedimento opportuno, una disciplina
equa". Per Catricalà "non è una norma che restringe il mercato, ma
che lo allarga". E aggiunge che il testo rappresenta "veramente un
buon inizio e non è vero che ci sarà un'uniformità di condizioni" tra
quelle che le banche applicheranno ai clienti. Il livello dei tassi del 2006, conclude,
non deve rappresentare un tetto minimo per le banche perché "l'importante
è che sia un tetto massimo. Peggio di così i consumatori non possono essere
trattati".



Banche. "Credo che tutte le banche aderiranno anche se l'accordo è
comunque su base volontaria", sottolinea il presidente del consiglio di
sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. "Molte banche -
sottolinea - avevano già cominciato a rinegoziare e forse alcune condizioni
sono anche migliori di quelle che arriveranno con la convenzione". Per il
presidente dell'Abi, Corrado Faissola "è un sacrificio da fare per le
banche e per i flussi di liquidità, ma darà sollievo alla pianificazione
finanziaria delle famiglie". Secondo Faissola, l'accordo è un
''mattoncino, tra gli altri, per il sostegno dell'economia nazionale".



Cisl. "Dobbiamo fare una task force in modo tale da mettere in
condizione le banche da andare in soccorso alle persone in difficoltà", ha
detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Se c'è un'attenzione
del governo su questo tema è positivo - ha aggiunto - ma tutto deve essere
fatto alla luce del sole".



Inquilini. Un richiamo al governo per occuparsi anche degli inquilini
arriva da Luigi Pallotta, segretario generale del Sunia. "Se l'intenzione
del governo era quella di farsi carico della situazione di difficoltà economica
delle famiglie che pagano il mutuo e l'Ici - dice Pallotta - e 'porre rimedio
alla perdita del potere d'acquisto' non doveva ignorare chi, negli ultimi anni,
ha visto impennarsi il costo dell'affitto con effetti devastanti sul bilancio
familiare e sulle capacità di spesa persino verso altri beni e servizi
essenziali".

(22 maggio 2008)



 



 



Ora il deputato Luca Barbareschi, in quota
An ma con un'amicizia speciale con Berlusconi, prima in lizza come ministro
dei Beni Culturali, poi per una poltrona da sottosegretario,
poi come assessore alla Cultura nella giunta del neosindaco
Gianni Alemanno a Roma, poi infine per la presidenza della Commissione
Cultura,
è rimasto un semplice deputato. Questo però questo non gli ha
impedito di puntare in alto. E in un'intervista di Vittorio Zincone sul Magazine
del Corriere della Seraalla domanda: «Secondo lei il
centrodestra dovrebbe occupare con nomine fresche la Rai?», Barbareschi risponde
sicuro: «Certo. Come ha fatto il centrosinistra».



L'uomo che in passato disse: «An, in viale Mazzini, ha portato solo mignotte»
ora difende a spada tratta Agostino Saccà che sull'argomento era stato
pizzicato da intercettazioni telefoniche con Berlusconi che non lasciavano
dubbi. «Quelle intercettazioni erano una trappola». Di Saccà dice che è «una
risorsa che non va bruciata» e, anche se non ha fatto certo una bella figura,
sostiene che: «Telefonate di quel tipo, in cui si segnalano attrici e
attricette, le fanno e le ricevono tutti». Ora non resta che attendere l'occupazione
della tv di Stato e vedere cosa succede nei prossimi mesi. Ce la farà
Barbareschi ad avere una carica almeno



 



Il leader del Pd all'attacco: «Di salari, pensioni, stipendi e
precariato non si sente ancora parlare»



ROMA

Il governo ombra all’attacco su tv e fisco, ma il dialogo sulle riforme «non è
in pericolo». Ad assicurarlo è Walter Veltroni che spiega che nonostante le
opinioni diverse sull’emendamento per salvare Retequattro dal satellite e
l’annuncio di fare su questo «un’opposizione dura e netta, il dialogo sulle
riforme non è pregiudicato». Il ministro ombra delle comunicazioni, Giovanna
Melandri, ha aggiunto: «Noi saremo costruttivi sulle riforme che servono al
paese ma durissimi su quelle che servono a Berlusconi».



Alla riunione del governo ombra, che si è tenuta nella sede del Palazzo Pirelli
a Milano, si è parlato di federalismo. Veltroni, dopo aver incontrato il
presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha riconosciuto: «Nasce
l’idea di un federalismo differenziato, solidale, di uno Stato capace di
ripensarsi in una logica che è quella che è stata suggerita dal lavoro delle
Regioni che hanno indicato una via e una prospettiva a partire anche dal lavoro
fatto in questa Regione, poi armonizzato in una posizione comune delle Regioni
che costituisce un riferimento importante». Anche se il ministro ombra delle
Riforme, Sergio Chiamparino (che oggi dovrebbe vedere Bossi) ha detto di non
condividere la proposta federalista della Lombardia «perchè ci sarebbero pochissime
regioni in grado di avere più risorse e la stragrande maggioranza delle regioni
vedrebbe peggiorare significativamente le risorse a disposizione». Altro tema,
il fisco. Il leader del Pd, ha ribadito che le priorità da affrontare sono
«salari, pensioni, stipendi e precariato. Di questo - lamenta - non si sente
ancora parlare». Va bene l’intervento sugli straordinari, ha osservato, e «va
benissimo l’intervento sull’Ici» ma ci sono cose più importanti: «Noi - ha
spiegato - riteniamo urgentissimo affrontare il tema di coloro che la casa non
possono acquistarla».



Altro tema caldo, la sicurezza. Secondo Veltroni, il provvedimento varato dal
governo Berlusconi «ricopia quasi tutti i punti dal provvedimento Amato» e
quindi quelle misure «non potranno che trovare il nostro consenso. Ma altri
punti, come l’introduzione del reato di immigrazione clandestina, non trovano
il nostro consenso». Sul nucleare, infine, Melandri ha detto che «è illusorio
dire che la prima pietra del nucleare quarta generazione sarà tra cinque anni.
Tutti gli esperti dicono che quel tipo di nucleare non sarà pronto prima di 8 o
10 anni». Secondo Melandri, «non bisogna passare da una impostazione ideologica
all’altra» e piuttosto bisogna «agganciare il treno delle energie alternative».



 



Rinegoziazione
mutui, per Aduc "è una beffa" per i consumatori



 



Reuters
- Gio 22 Mag - 18.26



ROMA (Reuters)
- L'associazione di consumatori Aduc ha fatto un po' di conti sull'annunciata
disciplina per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, illustrata ieri
da governo e Abi, ed ha dedotto che tale disciplina si ridurrebbe in "una
beffa" ai danni dei contraenti.










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E'
quanto si legge in una dettagliata nota dell'Aduc inviata alle agenzie in base
ad "alcune variabili dell'accordo fra Abi e governo" e che ha
permesso "di fare delle stime attendibili sulla convenienza relativa
all'adesione o meno a questa iniziativa".



Ieri
è stata annunciata la possibilità di riportare la rata del mutuo a quella del
2006, decidendo poi a scadenza un eventuale prolungamento: "Sembra una
bella cosa... ed invece è un beffa", dice l'Aduc.



La
simulazione effettuata ipotizza un mutuo a tasso variabile stipulato a gennaio
del 2006 "con le condizioni tipiche dell'epoca: capitale 100.000 euro,
durata 20 anni, rata mensile, tasso Euribor a 6 mesi con spread
dell'1,25%".



"Abbiamo
calcolato tutte le variazioni dell'Euribor avvenute ogni mese. La rata iniziale
era di 602,30 euro, l'ultima rata di 717,19 euro. Abbiamo ipotizzato che nei
prossimi due mesi (nel quale il tasso non varia) il mutuatario aderisca alla
rinegoziazione proposta dal governo. Calcoliamo la nuova rata secondo il
modello governo-Abi: il tasso medio dell'Euribor a sei mesi nel 2006 è stato
pari all 3,27%, con lo spread dell'1,25% si giunge ad un tasso del 4,52% che
implica una nuova rata di 633,73 euro. A questo punto, abbiamo ipotizzato che i
tassi d'interesse inizino a scendere così come sono saliti nei passati tre
anni, in maniera esattamente speculare per poi continuare il ciclo (rialzi e
ribassi) fino alla scadenza. Anche in questa ipotesi, favorevole per il
mutuatario, la rinegoziazione comporterebbe interessi aggiuntivi per oltre
3.500 euro (6% degli interessi normalmente pagati) ed un allungamento del mutuo
di circa 15 mesi. Se, invece, i tassi d'interesse rimanessero invariati fino
alla scadenza, il malcapitato pagherebbe circa 11.500 euro di interessi in più
(il 16,26% degli interessi che avrebbe pagato) e si vedrebbe allungare la
durata del mutuo per 48 rate!", srive l'Aduc.



L'Aduc
evidenzia come "con una effettiva rinegoziazione, che preveda una
diminuzione dello spread applicato al tasso di riferimento del mutuo, il
mutuatario ottiene una diminuzione effettiva della rata che non dovrà scontare
a scadenza. Un vero risparmio quindi, non una beffa! Se il Governo intende
aiutare effettivamente i mutuatari, deve agire sulla rinegoziazione finalizzata
alla diminuzione degli spread, e non con una finta diminuzione della rata che
poi verrà scontata a scadenza".

 
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