FONDALI

Trieste Campo Marzio


Quanto mi viene da piangere. Sono un affezionato lettore di libri di viaggi e sono certo che molti lettori conoscono Paolo Rumiz, mio concittadino. Ho finito di leggere ora su La Repubblica un suo articolo sulla gloriosa stazione triestina Di Campo Marzio, inaugurata nel 1908 dagli austriaci e prossima allo smantellamento. La conosco bene perché lì ha sede il museo ferroviario, uno dei più interessanti d'Europa - dicono - e da lì partivano fino a pochi anni fa treni turistici e storici che facevano un bel giro della città e del Carso italo-sloveno. Era in un altro secolo la stazione di punta per Lubiana e Vienna, insomma mi viene da piangere a pensare che ce ne si voglia disfare. Chi fino ad oggi l'ha curata, la vecchia gloria, è il dopolavoro ferroviario che pare abbia sempre fatto tutto in autofinanziamento, pagando un affitto non certo modesto per vederselo oggi raddoppiare. Mentre in Slovenia, appena oltre il confine - parlo di un paio di km - circolano treni che connettono la periferia a Lubiana e all'Austria, anche i treni merci del porto di Capodistria, a Trieste non solo manca uno straccio di coincidenza ma ci si trova con quasi tutte le corse tagliate e i soli treni per Udine e Venezia. Un territorio di 300mila abitanti! Io da ragazzo il mio primo viaggio a Parigi l'ho fatto col diretto notturno Trieste-Gare de Lion, di ritorno dalla biciclettata sul Danubio ho preso il treno Budapest-Trieste-Venezia, e per moltissimi anni trasferitomi a Roma ho preso la cuccetta. Oggi tutto ciò è impossibile. Esistono, è vero, i voli low-cost, ma il viaggio in treno impone un'altra filosofia. Mi viene da piangere perché io amo la mia città, anche quella sua aria un po' maliconica, ma come si fa ad essere felici se, pur essendo nel cuore d'Europa, dopo decenni di cortina di ferro, oggi allo sbocco dei paesi liberi dell'est sul Mediterraneo,  non si vedono segnali di apertura e di investimento sulla città, ma l'esatto contrario?