Conte di Montecristo

Asfissia


Quando i pensieri parlano troppo uso le palme delle mani. Li schiaffeggerei volentieri ma, fedeli come un cane (il mio Cerbero…), tornerebbero per leccarmi amorevolmente le trombe di Eustachio. Mi limito ad appoggiare le palme sulle orecchie e le loro vibrazioni s’indeboliscono. Ma i pensieri vivono una propria vita di modi e comportamenti razionali che non si sposano con l’irrequietezza di uno scapigliato sinistrato come me. Coscienti della loro funzione di servitori di spiriti inquieti trovano sempre la strada per superare le barriere. Il dorso delle mani come un muro di gomma. E così, a cavallo del vento della notte, danno l’assalto alle narici. Corrono e si agitano lungo i corridoi foderati di peli e mucose. Arrivati fino in fondo giocano a dadi con i neuroni scommettendo sulla qualità della mia prossima nevrosi. Non resta che il rimedio della molletta; non tanto per metterli ad asciugare al sole (magari fossero meduse…) quanto per impedirne nuovamente l’accesso. Passa ancora una notte. Questa mattina ho le labbra secche; da esperti speleologi i pensieri sono passati. Saltellando sul trampolino della lingua si sono tuffati fino al cuore già inchiodato in aritmica attesa. Devo trovare del nastro adesivo. Una volta sigillata l’ultima porta non mi daranno più fastidio, niente mi darà più fastidio…