Conte di Montecristo

Maledictus sum


L’ombra del salice morentecome pastrano abbandonatosvuotato delle ossa del giganteche sostiene,curvo sotto la pelliccia di Dio,le origini del mondo;umbratile misterospalmato di polvere,messo a dormiredall’orgoglioso splendore del sole;asmatico cantore d’incontri furtivinon esiste modo d’abbracciare le sue radicise non scavando sotto piedi scabrosi di noia,se non ingozzando le unghie d’una terrache, calice bavoso di rigurgiti,il nome mio vomita in borra di gufo.Un battito d’ali notturnea smuovere la cerulea capigliatura,albero della cuccagnaunto d’olio di sanguesu cui sbatte estremo sentieropendaglioancora rosso di sistole e diastole;uno, due, tre pallonciniper rapire il vegetale colorato d’anidride carbonica,battezzato a spettrale danzatore,ballerino del fungo omicidache raccoglie, in discariche di tramonti,la cena per la nuova mezzanotte;demoniaco nuotatoreche tuffa il suo tempoin stagno di luce cimiteriale,scorticato il suo tronco offreal bacio del negromante;evocatore di fauni ,priapico impalatore di stregheruggiscegodendo del suo essere assassino di germogli e di amori strappaticome mandragora alla terra.