sogni nel cassetto

semprevivo


sentivo i passi nella notte fredda e buia che i riflessi dei lampioni sembravano spade piantate in terra ben salde nel gelo luccicante dell'asfalto.  ero li a rialzarmi continuamente il bavero della giacca sperando in quel modo di respingere il freddo che mi attenagliava la gola e i lobi delle orecchie paonazze e dure, insensibili. il fiato mi fuoriusciva dalle narici a sbuffi nebbiosi. sembravo un vecchio drago col raffreddorre.  decisi di porre fine a quella inutile attesa e iniziai a tornare sui miei passi; anche per quella sera la speranza di vedere la mia amata era svanita, sfumata con l'ultimo mozzicone di sigaretta gettato via.    non seppi come, ma giunse lontano l'eco di una vecchia canzone di Dalla, che parlava di una rampa di scale e una cappella. coś finnii col scaldar ben bene le gelide lenzuola, al ricordo del suo sorriso e l'odore dei suoi capelli...ah, sento le tramogge dell'ispirazione mettersi lentamente in moto, come una vecchia trebbia cigolante, che fra infernal frastuono e fitte polveri trae il nobil seme da scompigliate chiome