sogni nel cassetto

Quando uno scrive


Quando uno scrive, lo fa per se stesso. dagli scritti possono emergere preziosi indizi su chi scrive, sulla propria vita i propri sogni. Lo faccio ormai da quasi trent'anni, e nei miei scritti non riesco più a distinguere la fantasia dalla realtà. Ultimamente sto facendo una fatica di inferno per separare le due cose; il romanzo da una parte, la vita reale da un'altra. Io sono passato da una dimenzione dell'esistenza a un'altra. Posso paragonarmi a un equilibrista che sale per la prima volta sulla corda, per raggiungere la sponda opposta, non di un traliccio, ma di un profondo burrone nel quale può precipitare a ogni passo e morire. Cadere, sfracellarsi sulle rocce sottostanti. Cosi mi sento io. Sono a metà della mia vita, e ancora non raggiungo il traguardo. Non sono ancora al sicuro, e forti venti soffiano per abbattermi. Voglio che il mondo sappia, conosca la mia storia, la sofferenza di vivere, le metafore dei miei racconti. Non cerco esperienze o avventure facili, e neppure desidero distrazioni interessanti o  far colpo su qualcuno. se uno scrive lo fa perche qualcun'altro legga, critichi se necessario, capire se c'è da capire. internet è per me l'occasione che non ho mai avuto. cosa importa se qualcuno non approva o se non gli piace cio che legge? se uno scrive e poi pubblica, e questo gli riesce, cosa importa in fondo se a tutti non piace o se non raggiungerà il successo? quant'è profondo il pensiero di una persona, che lo si possa comprendere da uno scritto? oppure che ne sa chi legge se non era proprio quella l'intenzione di chi scrive? far fremere di rabbia o di disprezzo. per portarlo su una falsa pista e allontanarlo dalla fonte del proprio sapere e farlo scontrare coi prorpi limiti e certezze, della vita, delle cose?