sogni nel cassetto

distrazione parte IV


Finalmente l’autista si è allontanato. Oreste si arrampica sullo scoglio piatto nel golfo di Anzio e  vista la stagione, è   solo e soffia un ventaccio cane, gelido e carico di salsedine che gli taglia le labbra divenute secche per l’arsura e il timore di aver perduto Elsa per sempre. Alla sinistra della scogliera si dipana serpeggiando la costa dalla spiaggia sabbiosa che si perde a vista d’occhio oltre l’orizzonte.  Una strana figura cammina lentamente sulla sabbia distraendolo per qualche attimo dai suoi pensieri sconnessi. Continuando ad osservarla, nota i particolari: si tratta di una donna alta e bella, gli ricorda vagamente sua moglie. Solo che è vestita in modo strano. Porta una lunga tunica color crema che l’avvolge tutta stretta attorno al corpo da una specie di grossa corda fatta di stoffa nera. Quasi a formare una rete dalle larghe maglie, che separa i seni, si intreccia dietro la schiena e le gambe, costringendo la donna a procedere a piccoli passi come se fosse legata in un sacco. Ai piedi porta calzari in cuoio legati ai polpacci alla maniera degli schiavi.  << Ma tu guarda questa, sembra venire dall’antica Roma.>> Non resiste oltre e si precipita sulla spiaggia abbandonando la sua postazione di dolore. Man mano che si avvicina si accorge di quanto è bella quella donna e come somiglia ad Elsa. Giunto a pochi passi vede chiaramente i capelli avvolti in una rete d’oro elegantemente intessuta di fili sottilissimi.  Decide di presentarsi, a modo suo naturalmente:<< Buongiorno signora, venite forse da qualche festa in maschera? >> << siete bello voi>> fa notare la donna accennando alla pelliccia di Piera che ancora indossa sopra il boxer a pallini rosa. Nella fretta ha dimenticato di vestirsi, e la donna ride di gusto nel vedere i suoi polpacci stretti nelle giarrettiere che tengono alte le calze in filo di scozia. << ha ragione, mi scusi ma sono terribilmente maldestro ultimamente. >> Le porge la mano:<< Mi chiamo Oreste, e lei?>> La donna guarda e ignora quella mano e sorride: << Mi chiamo Luigidia. Cosa volete da me?>>Oreste scuote la testa, allarmato.<< Nulla per carità, mi ha solo incuriosito il vostro vestito.>><< bello vero? Si tratta di un autentico capo molto di moda ai tempi dell’imperatore Claudio. Sa io avevo una villa proprio qui vicino. Poi quel porco me l’ha confiscata.>>  Oreste capisce di aver a che fare con una squinternata e cerca di assecondarla.<< chi è il porco di cui parlate?>> Lei ha una smorfia di disgusto.<< mio marito, Auro Procillo, sosteneva che ero un’adultera, invece era lui che si era invaghito di una sgualdrina e gli aveva promesso la mia casa. Così mi ritirai nella residenza di mio padre ove iniziai un’attività di ristorazione e intrattenimento per i ricchi nobili della zona.  Il tuo studio era la mia camera da letto ove mi concedevo ai i miei clienti...>> Oreste sbianca in viso e quasi cade in ginocchio. <<  vuoi dire che sei…>> << si, sono uno spettro e sono qui per vendicare il torto che hai fatto a tua moglie, solo così potrò riposare in pace.>> << e cosa vuoi farmi?>> balbetta terrorizzato. Lei scioglie la corda che le costringe il vestito addosso e la tunica prende a svolazzarle attorno piena di vento. Improvvisamente con un piede lo colpisce violentemente all’inguine facendolo stramazzare a terra boccheggiante.<< ecco, ogni volta che cercherai di tradire tua moglie avvertirai un dolore così e ti ricorderai di me che facevo la prostituta a causa di mio marito e per questo  mi sono persa. Anche solo se penserai ad un’altra, il mio piede ti colpirà.>>Oreste si tira in ginocchio sulla sabbia gelida e guarda incredulo quella figura che lentamente svanisce nel vento. Prima che lei scompare riesce a chiederle: << come posso liberarmi da questo castigo?>> sente la voce contorta dal vento:<< solo Elsa può rompere la maledizione, se ti perdonerà e verrà a fare l’amore con te nella mia stanza.>>Luigidia scompare e rimane solo la lunga striscia di stoffa scura arrotolata sulla sabbia.Distrattamente la raccoglie e se la avvolge al collo a mò di sciarpa e si ritrovva avvolto da un intenso profumo di miele e rose selvatiche. Con passo veloce si avvia verso la casa distante qualche centinaio di metri e ogni tanto qualcuno lo osserva divertito barcollare e piegarsi in due come per effetto di una colica intestinale. Nessuno certo può saperlo ma sono solo dei sprazzi di pensiero della notte trascorsa con Piera che da soli emergono nella mente attivando la maledizione che involontariamente si è attirato addosso. << mi aspettano tempi duri>> pensa amareggiato  mentre compone il numero di telefono dell’autista. << Devo al più presto parlare con Elsa.>> conclude sedendo in poltrona e tenendo le mani a coppa come a riparare l’inguine dal prossimo calcio di Luigidia.