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Aspettando la Befana

Post n°31 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da stellina.de
 

La nascita della Befana affonda le sue radici nel mondo pagano, tanto nordico quanto italico e la sua storia è costellata di aneddoti magici.

Come abbiamo già visto in precedenti messaggi, il periodo natalizio, che coincide col solstizio d'inverno, si pone in un momento dell’anno storicamente ricco di rituali e usanze legati alla terra. All’inizio del nuovo raccolto e all’idea di propiziarsi fortuna e prosperità nell’anno nuovo. Gli antichi Romani celebravano l'inizio d'anno con feste in onore al dio Giano (Janarius che ci ricorda Gennaio) e alla dea Strenia (dal cui nome dervia la strenna natalizia).

Queste feste erano chiamate le Sigillaria; ci si scambiavano auguri e doni in forma di statuette d'argilla o di bronzo e perfino d'oro e d'argento. Tali statuette erano chiamate "sigilla", dal latino "sigillum", diminutivo di "signum", statua. Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Questa tradizione ci rimanda al presepe e alle celebrazioni in onore dei Lari.

Inoltre, il periodo fra dicembre e gennaio era ed è ancora particolarmente delicato per l'agricoltura: l'imperatore Aureliano aveva proclamato il 25 dicembre "festa del sole invitto" e per 12 giorni (fino cioè alla "dodicesima notte" del 6 gennaio) un tronco di quercia doveva bruciare continuamente perché dal carbone prodotto (eh sì, proprio il carbone che porta la Befana) si sarebbero potuti trarre auspici sulla fortuna dell'anno successivo.

Si riteneva inoltre che proprio nelle dodici notti precedenti il 6 gennaio la dea Diana volando nel cielo insieme ad altre figure femminili potesse randere il terreno più fertile e fecondo.

Il cristianesimo ne ha stravolto i connotati trasformandola per il popolo in un mitico personaggio in forma di orribile vecchia, che passa sulla terra dall'1 al 6 gennaio.

Nell'ultima notte della sua dimora il mondo è pieno di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali parlano, le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini attendono regali; le fanciulle traggono al focolare gli oroscopi sulle future nozze, ponendo foglie di ulivo sulla cenere calda; ragazzi e adulti, in comitiva, vanno per il villaggio cantando. 

Il fantoccio, che rappresenta la Befana, viene bruciato in tradizioni che persistono un po' ovunque in Europa e gli studiosi fanno risalire il rito del bruciamento a tradizioni magiche precristiane.

Durante il Medioevo inquisitorio, la bella e giovane Diana si trasforma nella brutta e vecchia Befana e i riti dei falò (si bruciava il vecchio per dare spazio la nuovo) divengono dei veri e propri roghi, nella "migliore" tradizione ecclesiastica.

In questo periodo nasce il mito della Befana, che attinge a una miriade di fonti pagane e viene adeguatamente cristianizzato. Si narra infatti, che i Re Magi, in viaggio per Belemme avessero invitato una vecchia ad accompagnarli alla mangiatoia. La vecchia rifiutò ma, pentitasi, preparò un cestino di dolci e si mise in cerca dei Magi e del Bambinello. Non trovandoli bussò ad ogni porta e consegnò i dolci ai bambini sperando di farsi perdonare la mancanza.

La figura della Befana è quindi antitetica. Da un lato abbiamo la generosa vecchietta che porta i dolci e dall'altra, il giudice impietoso che punisce i bambini cattivi col carbone.

L'etimologia del nome Befana è legato alla derivazione dalle forme dialettali della parola "Epifania".

La leggenda della Befana trova riscontri anche in tradizioni precristiane olandesi e tedesche dove è Frau Holle o Frau Berchta. Entrambe queste figure sono al tempo stesso gentili e benevole, incarnano la dea della vegetazione e della fertilità, sono protettrici delle filatrici, ma si dimostrano anche spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando su una scopa o su un carro, seguite dalle "signore della notte", le maghe e le streghe.

Comunque.... Buona Befana a tutti!

 
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