peripezie mentali

carezze negate


Carezze negate.Mamma dove sei?L’odore delle sue gomme da masticare fresche.L’odore del suo impermeabile.L’odore di ufficio.Di macchina da scrivere. Di cancelleria.Cercavo un abbraccio. Trovavo il ghiaccio.Sfuggivo e lei mi cercava. Ma io non la volevo più.Bambina diversa, bambina timida, bambina troppo senziente.Vuoto.Senso di vuoto incolmabile.Potevo metterci dentro baci, abbracci, cibo, vestiti.C’ho messo l’alcol.Amante segreto.Famiglia.Amico.Confidente.Sempre lì per me.Quanti baci mi darai ne vorrò mille e ancor di più.E mi scivolava dentro e lo sentivo entrarmi lentamente nelle vene.Ridestarmi e riempirmi.Nessuna condivisione.Nessun uomo nessuna donna.Ho iniziato ad amare quel mio silenzioso amante così presente, così disponibile, così buono e dolce, suadente, vero.Non mi servivano più quei baci, quelle carezze, perché non sentivo più il mi corpo.Il mio corpo si discioglieva lentamente in quel liquido.È buffo se penso che ora so che i liquidi , nell’immaginario collettivo degli archetipi rappresentano sempre la madre.In tanti hanno provato a salvare la mia povera anima .Gli uomini forti e coraggiosi mi hanno presa in braccio e portata in un posto in cui potessi salvarmi da me stessa e dato tanti baci e tante carezze.Ma non mi bastavano mai.È come una stigmate, una ferita di quelle che buttano sangue nonostante le bende e le cure e i cerotti e le garze.Il sangue continua a fiottare violentemente.Baci e carezze gesti e parole.Non mi bastava mai.Non mi bastano mai.E il mio vuoto continua a sanguinare.Qualcuno ha rubato per sempre tutte le mie piastrine e io non rimargino più.E non è colpa tua o sua.È come quello che per sbaglio è stato incarcerato e invece era innocente.È come quello che doveva fare un’appendicite e invece gli hanno tagliato un braccio.A momenti ho l’illusione che la ferita si sia chiusa perché dal nero del mio vestito non vedo più il rosso del sangue.Ma basta un po’ di vento , basta un vestito nuovo ed eccola lì la macchia che s’allarga a vista d’occhio e invade tutte le mi parti pulite , lavate, sciacquate.Come se ad un tratto Uno sciame d’insetti impazziti e neri entrasse dentro la mia casa di vasi di cristallo .Non cerco più garze bende e cerottiNon cerco più carezze.Arresa.Arresa che sia normale così.Sanguinare.E non sentire amore.Sanguinare e non provare a fasciare.Sanguinare e non ricevere baci e carezze.Accarezzare solo il vuoto che mi danno quegli uomini freddi, anaffettivi, incapaci di dare e di amare.Come Lei.Spaventati e inconsapevoli.Come Lei.Affascinati e dolenti,Come Lei.Depressi e frustratiCome Lei.Mi danno tutto ciò di cui non ho bisogno.Come Lei che mi insultava, mi biasimava , mi ignorava e poi mi ricopriva di regali.Vestiti, balocchi, denari.Lontana dal trovare una chiave, una soluzione, una cura. Lontana dal sedare quell’antico dolore.Quel senso di furto interiore, di danno subìto.Di braccio tagliato.Piangerò ancora un po’ sulle mie stimmate, ma poi mi desterò e inizierò a cercare un medico dell’anima, perché dopo Cristo so che sto male solo perché ci voglio stare.E non mi arrenderò MAI al mio danneggiamento, non mi arrenderò MAI alla mia diversità come handicap, non mi arrenderò MAI alla sentenza di morte per il troppo sanguinare.MAI mi lascerò andare.