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Perchè tanta dissafezione per la politica?

Post n°10 pubblicato il 28 Febbraio 2006 da autonomist
 

Un fenomeno saociale in continua crescita negli ultimi dieci - quindici anni, in particolare in Italia: quello della disaffezione per la politica. Anni '90: abbattuta la cortina di ferro, "normalizzata" l'utopia socialista, poco percepita dalla maggioranza degli italiani (e non solo) la costruzione dello Stato Europeo, ecco che la passione, componente fondamentale ed imprescindibile della politica, inizia a venir meno. In Italia, i primi anni '90 significarono soprattutto l'emersione del malaffare di tangentopoli, il crollo della fiducia non solo negli uomini di potere bensì, fatto certamente più grave, negli stessi ideali che quegli uomini avevano così palesemente tradito. Dopo un fugace tentativo di ripresa (movimenti referendari del 1993), preso atto che tutto stava cambiando per nulla cambiare, ecco il colpo letale: il bipolarismo. Com in un eterno derby calcistico, due schieramenti contrapposti si lanciarono alla caccia di proseliti - tifosi, in una lotta per il potere, inteso non come mezzo ma come fine (a se stesso). Nel frattempo, in piena rivoluzione icyberinformatica, i più importanti centri di potere economico iniziarono a dar vita ad un'inarestabile scalata delle istituzioni repubblicane. In pieno far west sociale, nessun uomo politico, nessun ideologo, si era accorto che la società italiana (e con essa quella mondiale) stava subendo una profonda ed irreversibile trasformazione: si stava passando rapidamente da una società basata sul capitalismo determinato dal possesso dei beni di produzione, ad un consumismo che poneva i suoi fondamenti sulla capacità di acquisire importanti fette di mercato di beni e servizi. Nel frattempo, sempre in Italia, la magistratura non smetteva di esercitare quel ruolo "politico" del quale si era trovata investita  dall'epoca di tangentopoli , non essendo in grado la politica stessa di darsi un nuovo e riconosciuto ruolo nei confronti della popolazione. Questi aspetti, qui brevemente sintetizzati, credo possano ben definire le attuali gerarchie di questo delicato momento di transizione del nostro modello democratico: prmo il potere dell'economia finaziaria, secondo quello supplente" della magistratura, terzo ed ultimo quello della politica "bipolare". A fronte di tutto ciò, quale ricetta applicare per recuperare in primis la passione e, dunque, l'affezione per la politica? 

 
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