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16.
Lo fecero sedere su una poltroncina di plastica azzurra, poi i due poliziotti della dogana aeroportuale iniziarono a parlottare in russo fra loro. Volgendo lo sguardo verso la vetrata, riuscì appena ad intravedere la schiena del suo compagno di viaggio scomparire dietro l’uscita del gate n. 12. Gli chiesero se comprendesse la loro lingua e, al suo accenno col capo, il più alto dei due iniziò a rivolgergli le prime domande, mentre quello che sembrava essere il sottoposto trascriveva le risposte riempiendo un modulo di colore giallastro. Alla fine, trascorsa ormai più di un’ora da quando era stato fermato al check in, decise di rivolgersi in russo al sottoposto per chiedergli quando l’avrebbero lasciato andare. La linea sottile delle labbra del giovane poliziotto aeroportuale assunse l’espressione di un ghigno crudele, mentre entrarono altri due poliziotti, armati e con il colbacco in testa, che lo presero in mezzo trascinandolo con forza fuori dal posto di guardia. Un urlo gli si soffocò in gola, e stramaledisse il “danese” che l’aveva tradito.
Inviato da: coccoildrillo
il 22/03/2013 alle 06:50
Inviato da: afrikano
il 20/03/2013 alle 12:30
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il 20/03/2013 alle 12:04
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il 20/03/2013 alle 12:02
Inviato da: franca53fs
il 20/03/2013 alle 11:53