1,nessuno&centomila

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ché non esistono -forse- persone senza cicatriciil problema è che cerchi sempre chi ne ha più di teil problema è che le persone ferite riescono a riconoscersi da lontanosi fiutano, come fanno gli animali che in fondo è quello che siamo, animaliè così che -forse- ti ho riconosciuto quel lunedì pomeriggiocome se ce l'avessi scritto in facciati ho guardato e ho capito che eri pieno di cicatrici,molto diverse da quella minuscola che avevi sotto l'occhio e che io amavo così tantoti ho guardato ed è stato come riconoscermiriconoscerticonoscendoti davvero, poiho avuto l'impressione che qualcuno si sia divertito con te prendendo in mano un coltello e tagliandoti ovunque, a caso e senza una valida ragioneli ho riconosciuti quei tagli, quei ricami che avevi sul corpocome tu hai riconosciuto i mieiera per quello che riuscivi a parlare così tanto con meera per quello che chi credeva di conoscerti non riusciva a credere che tu parlassi e raccontassi così tantonon poteva crederci perchè lei, quelle ferite, non ce le avevaerano le ferite in cui infilavo le unghie ogni tantoerano le ferite che tu riuscivi a riaprire ogni tantoma che, la maggior parte del tempo, curaviperché chi ce le ha quelle ferite,chi sa riconoscerle, quelle ferite,sa anche come usarlesa colpire dove fa più malee io sono consapevole di averti fatto questosono consapevole di aver approfittato della tua fragilità proprio nel  momento in cui meno te l'aspettavi, proprio nel momento in cui avevi deciso di fidartie so anche di averlo fatto consapevolemente e volontariamenteed è questo che tu non sei mai riuscito a perdonarmiil fatto che io abbia scelto di farlomentre tu, per lo più, lo facevi inconsapevolmente quello che la gente non riesce a capire è che tra i duela più stronza sono stata ioe anche la più stupida perchè sapevo che ferire te voleva dire ferire anche me con l'aggiunta dei sensi di colpaloro hanno visto solo quando te ne andavima non sanno com'era quando c'erinon sanno che io non ti ho mai preso per mano o baciato per primase non quella sera in cui mi hai detto "guarda che lo so che ieri eri ubriaca" "ma no, non è vero""oh sì, stavi talmente fuori che ti sei avvicinata e mi hai baciato per prima, cosa che, in un anno, non hai mai fatto!"che ne sanno loro di quella sera lì e di tutte le altreche ne sanno loro di qual era il nostro modo di dimostrare affettoloro si chiamano "amore mio" e si regalano fioriio passavo le notti ad ascoltare il rumore di sottofondo che fanno i cucchiani sulle tazzine dei bar mentre tu mi descrivevi una città che sembra non dormire maie non ti ho mai detto "amore mio", ma l'ho pensato ogni istanteanche quando ti infilavo il coltello nel cuore e continuavo a rigirarcelo dentroe probabilmente lo pensavi anche tu quando mi graffiavi via le croste e poi rimanevi a guardare il sangue scorrereperò, gli ultimi mesi, mi hai fatto un regalomi hai regalato un pezzo di me stessae quel pezzo lì io voglio portarmelo sempre appressoe quel pezzo lì spero abbia imparato tutte quelle cose che prima non avevo capitoti ho amato tanto perchè più conoscevo te più conoscevo me stessaperché quando parlavi di me usavi aggettivi che io non credevo di meritareperchè ci sono stati due momenti meravigliosi per noi ma fondamentali per diventare un po' di più la persona che da sempre voglio diventaree non ti vedo da sei mesi e spero di non rincontrarti a breve perchè sto guarendo solo orama se mai ti rincontrerò quello che vorrei dirti è"grazie, nonostante tutto, grazie davvero"