1,nessuno&centomila

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non sapevo quanto mi mancassi finché non ho risentito la tua vocee il modo in cui parlavi, cercando di infilare più parole possibili in ogni frase, non aveva niente a che fare con la punteggiatura dei tuoi messaggi quando ripetevi infinite volte le vocali finali o i punti interrogativie le frasi erano sempre brevi, come i tuoi sorrisi telegraficicredo di averti aspettato oggisempre nello stesso postoquello in cui ho imparato a distinguere il rombo di una Ducati da quello di una Suzukiera semplice, dicevi tu, ma all'inizio io mi confondevo perfino coi trattori in lontananzae nel frattempo mi preparavo a risponderti a tono a qualsiasi frasesolo che tu non sei arrivato e le parole mi sono rimaste dentro come bombe inesplosechissà se ci tornerai più lì, tra i tavoli blu e il barista svogliato, ad ascoltare il karaoke della domenica e a lamentarti perché "una volta" era un posto tranquilloe una volta forse era un paio di mesi primache non lo so come fai ma riesci a impossessarti di tuttodelle cose come dei luoghie delle personeun attimo prima ne ignori l'esistenzae un attimo dopo ne sei il padronecon quella leggerezza come se non t'importasse affattoera casa mia questa, l'acqua in cui a 5 anni ho imparato a nuotare, la sabbia su cui mi distendevo le notti di San Lorenzo da adolescente e invece adesso tutto è diventato l'angolo in cui parcheggi la moto, il tavolo dove ti piace prendere il caffè, il punto che speri sempre sia libero perchè lì non arriva l'ombra e le scale da cui te ne vai.io mi sono limitata a un parcheggio minuscolo davanti ad una chiesa, a due passi da casa tua, ti ho lasciato il bar e le finestre di casa da cui non mi hai mai visto arrivaree poi mi viene da ridere a star seduta qui e a guardarti mentre sei con un'altra, è così surreale che mi viene proprio da ridere, ma non provo nessuna gelosia, davvero, come se ti avessi visto con tua sorella e non riesco a capire il perchédovrebbe quantomeno darmi fastidio vedere la tizia che ha preso il mio posto è che è alta almeno -almeno- dieci centimentri più di meforse è perché non l'ho vista per niente ridere, nemmeno sorridere a dire il vero, e comincio anche a sospettare che sia muta chissà se lei ti ha mai ascoltato parlare per una notte intera per telefono, se ha aspettato che poggiassi il telefono sul bancone per girare lo zucchero nel caffè, o sulle cosce per rullare una sigarettachissà se lei ha preso una grappa con tuo padre alle 3 del mattino in un'altra regione o se ha incontrato tua sorella in un discopub pensando a quanto vi somigliatechissà se hai mai guardato le vostre foto e commentato che quello è stato uno dei periodi più spensierati e felici della tua vita in cui, nonostante tutto, non facevi altro che ridere e sorridere e tua madre nemmeno ci credevae poi non mi va più di scrivere