1,nessuno&centomila

Post N° 465


L'aquila.(anche Mogol-Battisti mi perdoneranno?)Lo guardi bene, come se fossi certa che sarą per sempre tuo, come se avessi la certezza che, voltato lo sguardo, se ne andrą a vivere chissą dove le sue sensazioni.E lo senti tuo ma sai di non appartenergli, perchč la felicitą sta nella libertą...nel respirarsi e riconoscersi ma senza chiedersi di rimanere.La spontaneitą di ogni tuo gesto era sorriso sulle mie labbra.Certe cose non bisogna tentare di capirle, si puņ solo viverle, come l'aria fresca sul viso al risveglio di una giornata estiva, come il tuo modo di parlarmi del libro che avevi appena finito di leggere.Due opposte realtą che si fondono in qualche modo lasciano dei vuoti da riempire, il problema č trovare il giusto materiale.Noi non l'abbiamo cercato pensando che la polvere e l'abitudine avrebbero fatto il lavoro sporco, ma...di abitudine tra noi non ce n'č mai stata, nemmeno nel salire ogni volta le stesse scale a chiocciola e nel riuscire ad accendere la candela senza inciampare.Io, memore di Battisti ["ma come un'aquila puņ diventare aquilone, che sia legata oppure no, non sarą mai di cartone..."] credevo d'esser pił forte, dei tuoi anni, della tua bellezza, del tuo naso morbido schiacciato sulle mie guance...E ti lasciavo respirare, ti lasciavo libero di cambiar profumo a cui mescolarti, credendo che, come sempre, saresti tornato.E ti guardavo addormentarti e tentavo di non far rumore cercando l'accendino per fumarmi una sigaretta guardandoti, osservandoti come fossi in un cinema e tu diventavi dolce di coccole e io di carezze.Poi ti facevi trovare su un'amaca all'ombra del salice, col costume un po' scolorito e i tuoi amici a chiedermi il pallone e ti alzavi svogliato tu che il calcio lo segui solo per compagnia.Io nemmeno ti guardavo troppo occupata ad esser la pił forte e poi la sera ti trovavo in altre braccia e non importava...e poi la sera mi rifugiavo in altre braccia e un po' ti pensavo...E l'unica cosa che riuscivamo a fare guardando al futuro, con un solo occhio che una visione totale gią ci terrorizzava, era progettare un ipotetico fine settimana chissądove chissąquando perchč ormai nemmeno l'alba ci bastava pił.Una notte ci siamo fermati a guardare le stelle e poi abbiamo fatto l'amore, come fanno i fidanzatini, come in fondo tutti vorrebbero e nessuno ammette.E tu mi spiegavi le costellazioni stringendomi le mani sulla pancia e prendendomi alle spalle.Una sera ti ho perfino parlato di gradini, di scale e di passi successivi  e tu eri d'accordo e spaventato e io allibita alle mie stesse parole.E t'ho guardato ad un tavolo tagliare una pizza a metą chiedendomi quanta ne volessi...e poi guardarsi negli occhi e sentirti dire "a noi" al tlin tlin dei bicchieri e ridere pensando alla tua fede politica e poi vederti quasi arrossire e goderne come fosse una vittoria....Ti ho combattuto, sfidato, ho perso spesso e vinto forse altrettante volte fin quando non ci siamo accorti che deporre le armi avrebbe significato diventare ciņ che non eravamo, ma combattere ancora sarebbe stato impossibile perchč le forze le impiegavamo ormai per portare avanti le altre "mille" storie parallele che avevamo.E adesso non riesco a lasciarti andare del tutto, non riesco a vederti con lei e continuare a non provare niente come succedeva allora....e allora dov'č tutta questa libertą, che fine ha fatto l'odore che respiravo da quelle finestre aperte e le mie mani piano sul tuo viso o poggiate sul tuo petto seguendo il battito del tuo cuore che piano rallenta dopo l'ennesimo amplesso....