1,nessuno&centomila

La guerra di Piero


De Andrè, io, l'ho 'scoperto' tardi, in un 'particolare' periodo della mia vita.A Lui devo molto: le notti di vino rosso seduta a terra gambe incrociate a veder nascere l'amore della mia migliore amica per un ragazzo, le cene improvvisate correndo sotto la pioggia con i cartoni della pizza, quell'enorme bignè stracolmo di panna, le confidenze davanti al fuoco di un camino e la finestra leggermente aperta per mandar via il fumo dell'ennesima sigaretta, la volta che all'improvviso ho pianto per una canzone che m'ha portato un ricordo talmente lontano che credevo d'aver totalmente dimenticato ed è forse una delle poche cose che mi son rimaste della mia infanzia, quella che ci hanno attraversato la strada due oche alle undici di sera, la sera del concerto con la città completamente allagata e nonostante tutto ridere davanti alla spia della batteria della Panda che s'accende e si spegne, poi la partenza di D. per l'Abruzzo e cominciare a sentirsi un po' sole per la prima volta veramente lontane e allora scrivere quaderni pieni di parole tristi, gli stessi quaderni dove prima scrivevamo solo le cazzate sparate mezze ubriache in un parcheggio semi deserto.E' da lì che tutto è cominciato a cambiare, forse con la prima volta che ho indossato un camice bianco.Adesso sento (e so) che il cambiamento sarà ancora più radicale.Forse sto solo, semplicemente, crescendo.Forse è un passo che avrei dovuto fare da tempo.Mi viene da ridere dicendo che ho paura, sì paura, magari è sciocco.'passerà anche questa stazione senza far male, passerà questa pioggia sottile come passa il dolore..'Mi manca Ale, e lo dico con le lacrime agli occhi.non so nemmeno quanti sono i chilometri che ci dividono, lo vorrei qui per condividere con lui il mio primo giorno di lavoro, potreianche chiamarlo ma non è la stessa cosa che vederlo seduto sul terrazzo di casa sua cercando di capire come, in tutti questi anni, riesco ancora a rimanere a bocca aperta davanti a quel panorama.Non è la stessa cosa che averlo qui mentre imita alla perfezione Verdone e io mi scazzo dicendogli che è monotono.Ho bisogno della sua faccia che sembra sempre seria, anche quando ride, ho bisogno dei suoi occhi che mi guardano attenti anche mentre sparo cazzate, ho bisogno del suo modo di rassicurarmi, perchè sì...oggi mi sento proprio sola.Dormi sepolto in un campo di granonon è la rosa non è il tulipanoche ti fan veglia dall'ombra dei fossima son mille papaveri rossilungo le sponde del mio torrentevoglio che scendano i lucci argentatinon più i cadaveri dei soldatiportati in braccio dalla correntecosì dicevi ed era invernoe come gli altri verso l'infernote ne vai triste come chi deveil vento ti sputa in faccia la nevefermati Piero , fermati adessolascia che il vento ti passi un po' addossodei morti in battaglia ti porti la vocechi diede la vita ebbe in cambio una crocema tu no lo udisti e il tempo passavacon le stagioni a passo di giavaed arrivasti a varcar la frontierain un bel giorno di primaverae mentre marciavi con l'anima in spallevedesti un uomo in fondo alla valleche aveva il tuo stesso identico umorema la divisa di un altro coloresparagli Piero , sparagli orae dopo un colpo sparagli ancorafino a che tu non lo vedrai esanguecadere in terra a coprire il suo sanguee se gli sparo in fronte o nel cuoresoltanto il tempo avrà per morirema il tempo a me resterà per vederevedere gli occhi di un uomo che muoree mentre gli usi questa premuraquello si volta , ti vede e ha pauraed imbracciata l'artiglierianon ti ricambia la cortesiacadesti in terra senza un lamentoe ti accorgesti in un solo momentoche il tempo non ti sarebbe bastatoa chiedere perdono per ogni peccatocadesti interra senza un lamentoe ti accorgesti in un solo momentoche la tua vita finiva quel giornoe non ci sarebbe stato un ritornoNinetta mia crepare di maggioci vuole tanto troppo coraggioNinetta bella dritto all'infernoavrei preferito andarci in invernoe mentre il grano ti stava a sentiredentro alle mani stringevi un fuciledentro alla bocca stringevi paroletroppo gelate per sciogliersi al soledormi sepolto in un campo di granonon è la rosa non è il tulipanoche ti fan veglia dall'ombra dei fossima sono mille papaveri rossi.Perchè oggi mi sento così: in guerra contro un mondo che forse non è cattivo,ma che deve esserlo per forza.