1,nessuno&centomila

Post N° 934


Mi chiedo cos'è che posso dire (o dare) ad un uomo che da sempre respira e vive senza me. Non ne sente il bisogno, lui, di me. Invece, io, un pomeriggio come tanti l'ho sentito ridere in un bar e ho desiderato dividere la poca aria che ho a disposizione con lui, o-forse- rubarne un po' della sua.Che ne sa lui di cosa penso? Quando lo guardo intendo, quando lo guardo mentre mi parla facendomi capire che si ricorda perfino d'avermi incontrato a Siena il primo maggio dell'anno scorso. Che vuol dire che si ricorda? [magari pensava "t'ho...c'è pure 'sta sfigata!"] Siamo in un paese in fondo, tutti sanno tutto di tutti. Ma lui non lo sa. Di me. Di lui. Della mia idea insomma. Si fa le sue storie, i suoi conti, risolve i suoi problemi, ride coi suoi amici.Cosa potrei aggiungere, io, a questa sua vita? Da qualche giorno lo ascolto mentre si racconta.Niente di particolare, certo, non abbiamo poi tutta questa confidenza.Io faccio finta di capitare per caso in quel bar e gli rubo qualche frase così...tanto per farmi un'idea.Il problema è che, le regole della comunicazione, vogliono che anche io dica qualcosa.Ergo: anche lui si sta facendo un'idea di me, un resoconto di tutte le mie frasi smozzicate e balbettate o dette di fretta, sgrammaticate e nel suo stesso dialetto.Cosa potrei infilare in mezzo ai suoi gesti pacati e regolari, alla sua voce allegra e agli occhi chiari?No...perchè..per piacere a qualcuno bisogna avere delle referenze, non basta che gli amici continuino a dirmi che sono bella brava e intelligente, sono di parte, loro.[...non si può sempre perdereper cui giochiamocicerte luci non puoi spegnerlese è un purgatorio è nostro perlomeno...Liga]