1,nessuno&centomila

Post N° 15


Questa è una cosa che avevo scritto il 2 settembre, ma oggi... ho provato le stesse sensazioni e non ho trovato parole più adatte per descriverle, quindi....ecco qua il mio delirio!"Mi fa ridere tutta questa collusione. Mi fa ridere sopprimere ancora la rabbia e blaterare vuote frasi di circostanza. Non mi ha mai fatto bene fingere, rischio sempre di più di prendere per buona tutta questa finzione, di confonderla con la realtà.E  tutta quell’estrema gentilezza è solo una maschera dell’odio profondo che c’è sotto.Per anni ci scocciava anche il solo incontrare gli sguardi e adesso siamo una davanti all’altra e parliamo come due vecchie amiche di mezz’età.Mi viene ancora più da ridere guardando la tua faccia soddisfatta credendo d’aver ottenuto finalmente quello che da sempre volevi.Non è così, ma mi piace lasciartelo credere, mi piace vederti dondolare silenziosa nell’autocelebrazione.L’unica cosa che non sono riuscita a sopportare è stato entrare in casa mia e sentire la tua voce stridula chiedermi: “cosa ti posso offrire?”È la mia casa, forse l’hai dimenticato. Posso prendere tutto quello che voglio perché tutto quello che c’è è anche mio.Dalle mie parti si dice “in culo gli c’entra ma in testa no”.È in questi momenti che la mia rabbia si risveglia, mi infiamma gli occhi e mi fa prudere le mani.Comincio a grattarmi con noncuranza i polsi come faccio sempre quando sono nervosa o annoiata.Il tuo sorrisetto è ancora compiaciuto, non lo sarebbe più se riuscissi a leggere tra le righe.Le mie parole escono fluide e tranquille, ancora più lente del solito, un altro sintomo del mio nervosismo, ma tu non sai neanche questo.Formuli la stessa domanda, utilizzando parole diverse per addolcire un po’ la pillola,”se vuoi c’è del gelato”. Sembri un cane che scava, gratta e piscia nello stesso punto dove poco prima ha pisciato un altro.Rivendichi un territorio che non è tuo e che sarebbe rimasto comune se tu non avessi avuto troppe e assurde pretese.Respiro a pieni polmoni e mi fa uno strano effetto non riconoscere l’odore di casa mia. Una casa in cui ho abitato per 19 anni.E sento la rabbia crescere ancora, cosa che non credevo possibile.Sara mi si attacca ai pantaloni e per un attimo provo quasi pena per te, che riesci a servirti di una bambina di tre anni e mezzo per raggiungere il tuo obiettivo.Mi guardo dentro e ritrovo tutta l’indifferenza che mi ha sempre contraddistinto da tutto il resto del mondo.Non sento il legame di sangue che mi accomuna a questa ragazzina che neanche mi somiglia, ma che mi prende per mano chiamandomi “la sorella mia”.Questa ragazzina non conosce nemmeno il mio nome. Credo che questa sia una delle cose più assurde di tutte questa storia e di assurdo ce n’è veramente in abbondanza.Sento quanto è precario questo equilibrio, so che basterebbe una sola parola per spezzare questo sottile e invisibile filo.Sarebbe così semplice, così semplice e inaspettato che sono quasi tentata di far esplodere questa bomba.Questa bomba che da sette anni mi esplode dentro ogni volta che mi sveglio o che vado a dormire.Sono tentata di accendere la miccia e per una volta farla esplodere all’esterno, farne sentire il peso e il rumore a chi crede che tutto sia superato perché basta solo lasciar passare un po’ di tempo per aggiustare tutto.Non tutto migliora col tempo. Ci sono anche cose che peggiorano.Questa, nonostante l’apparenza, è una di quelle cose.L’odio e la rabbia, l’insofferenza, la noncuranza, la ragione e la colpa si sono  sedimentate, amalgamandosi, confondendosi mentre ognuno rimaneva fermo sulle proprie posizioni e chi provava a andare incontro all’altro veniva preso per pazzo.Quella che credevano pazza ero io.Il problema è che adesso lo sono realmente.Tanto che comincio perfino a pensare di avere una pistola con me.Tanto che potrei avvicinarmi tranquillamente fino all’ultimo cassetto, quello vicino al lavandino, aprirlo fino in fondo e prendere il coltello da prosciutto o quello da pane, poggiati come sempre lì nell’angolo.Tanto che potrei utilizzarli in modo non proprio consono a quello per cui sono stati creati.Il problema è che quella pazza sono io e sono anche convinta che se facessi una cosa del genere non mi sentirei nemmeno in colpa e qualsiasi giudice non mi condannerebbe, anzi…mi stringerebbe la mano.Ne sono convinta, mi stringerebbe la mano.Veramente convinta.E Sara che mi chiede “ma adesso vai via da casa mia?”E poi si corregge: “casa mia che è anche tua”Fino a dove può arrivare una ragazzina di tre anni, fino a dove può capire?All’improvviso non provo più niente, perfino la rabbia è scomparsa, come al solito l’ho ricacciata dentro, come al solito quella bomba è rimasta inesplosa, un residuo bellico che qualcuno dopo la mia morte troverà nella mia anima e proverà a disinnescare senza risultato.Indifferenza.Indifferenza per tutto.Per tutto quello che mi circonda.Mi sento fuori luogo.Come se fossi una radio mal sintonizzata.Sento le interferenze di tutta questa finzione.Le sento scivolarmi addosso, come se non mi toccassero.Come se avessi intorno una pellicola trasparente.La pellicola trasparente, la mia indifferenza.La mia capacità di estraniarmi, di uscire con la mente da una situazione in cui dovrei esserci dentro fino al collo.Di credere che niente sia reale e rifugiarmi in un universo parallelo fatto di niente.Fatto di silenzi, ma non per questo negativo.È quello che desiderio di più al mondo: il silenzio, la riservatezza.Silenzio inteso come un non dovere chiedere scusa per cose che non ho fatto.Un silenzio solo mio, dove sono io a decidere chi e quando potrà romperlo.E so già che quel “chi” sarò io."