1,nessuno&centomila

tre e trentuno


"...Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelleorme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, tialzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla,un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. Lamarea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noinon fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoipensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non èancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo chepassa. E basta..."_oceanomare_Magari tu non la ricordi nemmenoEra una sera d'inizio estate, quando azzardi una maglietta a maniche corte ma tieni il giacchetto di jeans a portata di mano, una di quelle sere leggermente umide che fanno increspare i capelli.Tu eri entrato da poco nella mia vita e ti eri adagiato con la semplicità e la voglia con cui ci si poggia sul proprio letto tornando a casa stanchi la sera, tirando un sospiro di sollievo, buttandosi a peso morto sicuri di cadere sul morbido. Il bar era pieno di gente e io ho attraversato la strada per andare ai campetti, te ne stavi seduto sulla panca di legno e indossavi quella maglietta con un gufo disegnato. Sono rimasta un attimo a guardarti, da lontano, sono rimasta a guardare i tuoi gesti morbidi, cercando di indovinare le parole che pronunciavi dal movimento delle labbra.Tu eri leggero, era leggero il modo in cui ti vestivi, come se pescassi a caso dall'armadio e le cose ti si abbinassero da sole addosso, erano leggeri i discorsi che facevi anche quando parlavi di cose serie, era leggero il tuo modo di camminare, di scivolarmi addosso su quel letto, erano leggeri i tuoi baci e la tua voce, il tuo modo di toccare e concepire le cose e la vita.Io continuavo a sentirmi un elefante in una cristalleria. Un enorme pachiderma senza il senso del tatto e della misura, innamorato di una farfalla come in quella canzone di Zarrillo.Tu avevi capito come guardare la bussola per trovare la direzione, sapevi dov'era il nord e lo stavi raggiungendo a passo spedito, io mi ero persa nella foresta nera.E non è cambiato molto in fondo.Tu continui a camminare verso la meta, io continuo ad imboccare strade a senso unico o a sbagliare traversa agli incroci, vado avanti, torno indietro e poi mi accorgo di aver solo girato in tondo.Un cane che si morde la coda.E ogni volta che qualcuno mi chiede "ti sei laureata?" è come una coltellata che affonda nella ferita.Due esami e la tesi.Da mesi.Da secoli.Lavoro precario, nessun appoggio emotivo da parte della famiglia, migliore amica persa per strada, ferie a basso costo, vestiti economici, macchina che piano piano cade a pezzi, la domenica al mare, una pizza ogni tanto, qualche cinema e pub, viziaccio del tabacco, una volta a settimana il giro del lago in bicicletta e avanti così.Come i pensionati che azzardano una botta di vita con la paura che non gli regga la pompa.Sono adagiata sul nullae non so cosa cerco in fondocosa vorrei.al matrimonio al tavolo con 4 coppie e vicino una sedia vuotastasera al pub con due coppieche se devo dire la verità non è che io mi senta proprio solasto bene nella mia libertà e indipendenza,ma -indipendentemente dall'essere in coppia o meno- mi sembra che tutti vadano avanti mentre io continuo a stare ferma.è che a me è sempre mancato il coraggio di vivere-e non so se tutto quello che ho scritto stanotte ha un senso,so solo che ne avevo bisognoe che sono le 3 e mezzo e domattina alle sei e tre quarti mi devo alzare-