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Cronaca di una morte annunciata....

Post n°9 pubblicato il 04 Marzo 2009 da erzigov

 

morte

 

 

Per i massacri nel Darfur il Cpi accusa il numero uno sudanese di crimini di guerra
e contro l'umanità. Tra le imputazioni: omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro

"Arrestate il presidente del Sudan
Al Bashir incriminato da Corte Aja
Non accolta la richiesta di incriminazione per genocidio. Manifestazioni nella capitale
Khartoum: "E' nuovo colonialismo". Egitto: riunire il consiglio di sicurezza OnuIl presidente sudanese Omar al-Bashir
AJA - Mandato di arresto contro il presidente sudanese Omar Al Bashir. Lo ha spiccato la Corte penale internazionale dell'Aja (Cpi) per crimini di guerra e contro l'umanità per i massacri nel Darfur. Non accolta l'accusa di genocidio.

La portavoce della Cpi, Laurence Blairon, ha precisato che il mandato di arresto riguarda cinque capi di accusa per crimini contro l'umanità e due per crimini di guerra, tra cui omicidio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro.

Per Khartoum, il mandato d'arresto internazionale, "è nuovo colonialismo". Lo ha riferito la tv satellitare araba Al Jazeera, in una notizia dell'ultima ora. La stessa emittente araba, che ha trasmesso in diretta l'annuncio della Corte penale internazionale dell'Aja, parla di "imponenti manifestazioni popolari avvenute nella capitale sudanese subito dopo l'annuncio".

Interpellato dalla tv araba, il ministro dellla Giustizia sudanese Abdul Baset, che ha condannato la decisione del Cpi, ha dichiarato che l'accusa di genocidio, "era stata presentata solo per fare bella figura alla Corte". "Il Sudan non consegnerà nessuno", ha invece ribadito il vice ministro della Giustizia.

A richiedere l'arresto di Bashir era stato, lo scorso 14 luglio, il procuratore generale, l'argentino Luis Moreno Ocampo, il quale ieri aveva ribadito che, a carico di Bashir, esistono "gravi elementi di prova". Ocampo vuole processare Bashir dinanzi al tribunale internazionale per i massacri nella regione sudanese, iniziati nel 2003 e che hanno causato circa 300.000 morti e 2,5 milioni di sfollati. Khartoum, per il magistrato, è "obbligata dal diritto internazionale a consegnare Bashir": "Sarà tra due mesi o tra due anni, ma sarà processato", ha detto.
Luis Moreno-Ocampo ha accusato Beshir di aver personalmente istruito le proprie forze affinché distruggessero tre gruppi etnici, i Fur, i Masalit e gli Zaghawa, con "l'alibi di combattere la ribellione". Bashir già alcuni mesi fa si era rifiutato di consegnare due sospetti di genocidio: il ministro per gli Affari umanitari, Ahmad Harun e uno dei capi delle feroci milizie filogovernative, i janjaweed, Ali Khashayb. E' la prima volta che tribunale internazionale processa un capo di Stato in carica. Bashir è alla guida del Sudan, dal colpo di Stato militare del 30 giugno 1989.

La Cpi trasmetterà, "immediatamente" al Sudan, agli stati membri della corte e ai membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu la richiesta di cooperazione per l'arresto e il trasferimento del presidente. "La responsabilità di arrestarlo e trasferirlo spetta agli stati", ha detto il cancelliere della Cpi, Silvana Arbia. La corte, infatti, non dispone di una forza di polizia.

Appresa la notizia, centinaia di dimostranti sono scesi nelle strade di Khartoum. "Oggi ci saranno manifestazioni contro la decisione della Cpi - aveva annunciato in attesa dell'arrivo della notizia il segretario generale dell'organizzazione del Congresso Nazionale, il partito al potere, Ibrahim Ghandour - perché la popolazione è mobilitata da molto tempo e la protesta è assolutamente naturale". Le autorità sudanesi, secondo fonti giornalistiche, hanno reso noto che sarà repressa qualsiasi manifestazione di consenso all'incriminazione del presidente. "Se (i militari) aggrediranno civili, il Movimento per la Giustizia e l'Uguaglianza (Jem, il movimento principale di ribellione in Darfur) reagirà", aveva replicato il capo del gruppo, Khalil Ibrahim.

Per l'Unione africana il mandato di arresto rischia di minacciare il fragile processo di pace in Sudan. Lo ha dichiarato il presidente dell'Ua Jean Ping. L'Unione africana ha schierati in Sudan un contingente di circa 7.000 baschi verdi in funzione di truppe di pace.

Intanto l'agenzia ufficiale Suna ha scritto che domenica prossima Bashir si recherà nel Darfur, per una visita alla capitale, El Fasher, che oggi è stata insolitamente sorvolata da aerei militari sudanesi. Ieri il presidente aveva dichiarato durante una cerimonia a Meroe che la decisione della Cpi "non vale nulla, neppure l'inchiostro con cui sarà scritta". "Che si preparino pure ... possono benissimo mangiarsel", aveva aggiunto con tono di sfida verso la Corte dell'Aja.

"Ci saranno reazioni popolari - ha aggiunto il portavoce del governo, Kamal Obeid - ma il governo garantirà la protezione delle ambasciate, delle missioni diplomatiche e dei civili stranieri". Forze di sicurezza sono stati schierate in prossimità delle ambasciate di paesi occidentali a Khartoum.

L'Egitto ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell'Onu di sospendere il mandato d'arresto. I ministri degli esteri dei 22 Paesi aderenti alla Lega Araba, che erano al Cairo per una riunione preparatoria del prossimo vertice arabo di Doha, hanno deciso di tenere una riunione in sessione straordinaria e urgente per esaminare i riflessi del mandato di cattura. Critica la Russia: per l'inviato di Mosca per il Darfur, Mikhail Margelov, si tratta di "una decisione intempestiva" che crea "un precedente pericoloso". Per gli Usa, che pure non hanno firmato il Trattato istitutivo della Cpi, è giusto processare Bashir: "Gli Usa ritengono che chi ha commesso atrocità debba risponderne in tribunale", ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Robert Wood.

Esultano le organizzazioni per i diritti umani: per Human Rights Watch ora "neppure i presidenti sono garantiti per i loro orribili crimini". Adesso il timore è che vi siano rappresaglie contro i dipendenti dell'Onu e i caschi blu che operano nel Paese africano, 32 mila persone tra staff locale e stranieri. I 25 mila caschi blu sono schierati in Darfur e nel Sud Sudan. Gli italiani sono 500, di cui 300 a Khartoum.

Il governo del Sudan ha intanto ordinato il ritiro di tutti i membri dell'organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere che lavorano nel Darfur. Secondo quanto reso noto da Msf a Parigi, il governo sudanese ha spiegato che i cooperanti devono lasciare la regione entro oggi per motivi di sicurezza. Msf esprime preoccupazione per la situazione in cui resterà la popolazione del Darfur, ricordando che il gruppo è l'unico a distribuire medicine in diverse zone.

(4 marzo 2009) Tutti gli articoli di esteri

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