Creato da stoprodotticinesi il 12/01/2009
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niente da dire

Post n°4 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da stoprodotticinesi

stranamente ultimamente non ci sono particolari notizie da riportare riguardo i prodotti cinesi, ci sentiamo presto.


 


 

 
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Cina, Harry Wu: "L'Ue finge di non sapere che ci sono mille gulag"

Post n°3 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da stoprodotticinesi
Foto di stoprodotticinesi

Il professor Harry Wu è innanzitutto un sopravvissuto. Nel 1960 quando venne accusato di essere un controrivoluzionario era un semplice studente di geologia di 23 anni. Si ritrovò in un campo di lavoro e ci uscì solo 19 anni dopo. Gran parte dei suoi compagni di prigionia morirono di fame o stenti. Lui promise a se stesso di sopravvivere per raccontare quell’inferno. Liberato nel 1979 e fuggito negli Stati Uniti Harry Wu è oggi il più conosciuto dissidente cinese grazie alle campagne contro i campi di lavoro e alle denunce dei traffici di organi umani espiantati ai condannati a morte cinesi. Ma il 71enne professore Harry Wu, da ieri in Italia per un ciclo di conferenze, continua a non darsi pace e promette di continuare la sua battaglia fino a quando il termine «lao gai» sarà entrato in tutti i dizionari del mondo. «I lao gai - spiega Harry Wu - sono come i gulag sovietici, sono il simbolo del comunismo cinese. In Cina oggi chi critica il regime finisce lao gai. I lao gai sono il simbolo della mancanza di libertà».

Per molti italiani i “lao gai” sono una reliquia del passato... «Sbagliano. Oggi in Cina esistono oltre mille campi di lavoro. Nei lao gai la rieducazione attraverso il lavoro punta a trasformare il detenuto in un perfetto comunista e a cancellarne tutti i tratti devianti, compresa la religione e l’aspirazione alla libertà individuale. E se non ti adegui a quelle regole la pena si estende. Il lavoro di quei detenuti viene utilizzato per produrre prodotti a basso prezzo molti dei quali arrivano nel vostro Paese. In Europa fingete di non saperlo, ma un terzo del tè cinese, la gran parte delle suole di gomma o delle luminarie di Natale vengono prodotti da migliaia di schiavi di Stato. E voi pagate la loro schiavitù».

Perché accusa l’Europa e non gli Stati Uniti?
«La dogana degli Stati Uniti possiede una lista di prodotti i cui componenti arrivano dal sistema dei lao gai e blocca alla frontiera quei beni. I lao gai sono un segreto di Stato e molto sfugge ai controlli, ma almeno negli Stati Uniti il principio e la regola esistono. L’Unione Europea non si è mai preoccupata di fare niente di simile».

In Europa il dibattito sul boicottaggio delle Olimpiadi è però molto vivace.
«Le Olimpiadi sono un fatto transitorio, dibattere sul boicottaggio è una stupenda forma d’ipocrisia. Fra tre mesi sarà tutto finito e la Cina tornerà quella di sempre. Fareste meglio ad appassionarvi meno alle Olimpiadi ed affrontare più seriamente il problema della violazione dei diritti umani. Le Olimpiadi passano, il comunismo resta».

Lei definisce comunista un Paese che commercia con tutto il mondo ed ha aperto le sue frontiere all’economia occidentale.
«Come definirebbe un Paese dove la proprietà della terra è solo dello Stato e dove qualsiasi forma di religione non è tollerata? In Cina lei può comprare un palazzo, ma non la terra su cui è costruito, quella resta allo Stato che incassa un affitto. In Cina puoi costruire una Chiesa, ma dentro quella chiesa non potrai mai propagandare la liberta di religione. Capitalismo e libertà in Cina restano mere finzioni».

Da dove incomincerebbe la battaglia in difesa dei diritti umani?
«Dalla legge sul controllo delle nascite. Quella legge è il simbolo dell’aberrazione perché toglie a donne e famiglie il diritto naturale alla procreazione. In Cina per mettere al mondo un bimbo bisogna ottenere il permesso dello Stato, ma quel diritto si esaurisce dopo il primo figlio. Per imporre questo sistema aberrante lo stato spinge all’aborto milioni di donne e ne condanna altrettante alla sterilizzazione. Non esiste nulla di simile sulla faccia della terra».

Lei denuncia anche l’utilizzo degli organi dei condannati a morte nei trapianti eseguiti dalle cliniche di Stato. Che prove ha?
«Nel 2006 le autorità cinesi hanno riconosciuto che il 95 per cento degli organi utilizzati per i 13mila trapianti di quell’anno arrivavano dalle esecuzioni capitali. Io ho raccolto e divulgato le testimonianze di medici cinesi coinvolti in quel traffico e di pazienti consapevoli di essersi salvati grazie ai reni o al cuore di un condannato. Le prove sono raccolte in Traffici di morte, il libro realizzato dalla mia fondazione».

In Cina le esecuzioni avvengono all’aperto con un colpo alla nuca, ma per espiantare un cuore il sangue deve ancora circolare, per un rene non possono passare più di 15 minuti dal decesso. Le sue affermazioni sembrano tecnicamente incompatibili...
«Leggete le testimonianze di medici e infermieri mandati con le ambulanze sui luoghi delle esecuzioni. Raccontano di corpi raccolti dieci secondi dopo gli spari, di condannati ancora in agonia espiantati in tutta fretta. Nel caso dei trapianti congiunti cuore polmone qualche condannato è stato ucciso in salette all’interno dell’ospedale. Gli ospedali cinesi sono statali e lavorano in stretta collaborazione con le autorità governative. Chi commina le pene capitali e chi cura i pazienti fa parte dello stesso sistema. I medici vanno a visitare i condannati, ne analizzano il sangue per determinare la compatibilità con i pazienti in attesa, archiviano i dati e attendono il momento dell’esecuzione. Ricordatevi che in Cina il numero delle esecuzioni capitali è uno dei segreti di Stato meglio custoditi, ma ricordate soprattutto che il comunismo non ha alcun rispetto per la dignità dell’essere umano. Tanto meno dopo morto».

tratto da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=264424&START=0&2col=

 
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Il dissidente Wu e i «lager» cinesi

Post n°2 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da stoprodotticinesi

«Mi chiedevo se esistesse un paese dove l'autorità potesse far cambiare opinione alla gente. Ebbene, i cinesi ci sono pienamente riusciti, attraverso la riforma del pensiero. Persino oggi, alcune vittime intervistate dicono ripetutamente di essere colpevoli, di essersi sbagliate: non sono in molti a parlare dell'olocausto cinese». Una dimora del 1300 e un parco secolare: scenario ideale per un incontro culturale estivo con uno scrittore e dissidente cinese che alla vigilia delle Olimpiadi ha molto da raccontare sul suo Paese ed è venuto a farlo a Milano. L'occasione è offerta da Spirali, che porta questa sera a Villa San Carlo Borromeo (Senago, ore 19.30) il professor Hongda - occidentalizzato in Harry Wu - il dissidente che ha svelato con agghiacciante precisione nel saggio «Laogai. L'orrore cinese» la storia e i metodi dei lager di «rieducazione» comunista, veri e propri campi di concentramento quasi del tutto sconosciuti al mondo grazie alla censura governativa, in cui ha trascorso 19 anni di torture, fame e lavori forzati per la condanna come controrivoluzionario. Il condizionamento mentale, il controllo della tecnologia, le discriminazioni, la questione del Tibet, il commercio di organi da condannati a morte, piazza Tienamen sono alcuni dei temi dell'incontro. Il professor Wu - dalla morte di Mao residente negli Stati Uniti, ex docente di geologia a Berkeley e oggi a tempo pieno attivista per i diritti umani - è anche autore di «Cina, traffici di morte. Il commercio degli organi dei condannati a morte» (Guerini), in cui racconta la scioccante storia di un «regolamento» del Partito Comunista cinese per il prelevamento degli organi ai condannati a morte, destinati al trapianto. Secondo Wu, 10mila trapianti su 13mila eseguiti a Pechino nel 2006 provengono da organi dei condannati uccisi nelle esecuzioni di massa.

tratto da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=277203

 
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blog perso

Post n°1 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da stoprodotticinesi

Salve, il mio blog è andato perso.

 
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