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STORIE

Post n°10 pubblicato il 06 Marzo 2009 da edu.anna

A volte racconto delle storie ai miei ragazzi. Loro poi devono cercare un finale. Eccone una:

New York, 19 marzo 1911
Era una sera buia, senza luna. Jonny e i suoi amici stavano camminando per le fredde strade di New York. Le loro mamme non erano rientrate dal lavoro quel pomeriggio e loro si erano ritrovati soli senza cena e senza compagnia. Erano scesi in strada quasi contemporaneamente ed avevano organizzato quella bizzarra spedizione notturna.
Jonny, Lucy e Paul erano tre amici inseparabili. Vicini di casa da tutta una vita, sapevano aiutarsi in ogni occasione ed anche quella sera il caso li aveva messi nella stessa identica situazione.
Jonny, Lucy e Paul avevano un segreto. Un pomeriggio d’estate la sorte era stata generosa con loro e li aveva fatti incontrare nel loro cammino un amuleto magico che i ragazzi chiamavano Lucky (fortuna). Lucky era sempre con loro e li aveva aiutati più di una volta a superare la paura.
C’è da dire che Jonny, Lucy e Paul erano considerati dei veri “pisclaletto” da tutto il quartiere. Praticamente tutti gli altri bambini li prendevano costantemente in giro. Per non parlare di tutte le volte che erano tornati a casa con un occhio nero, il naso rotto e sanguinante, pezzi di cuoio capelluto strappati dalla testa, e così via.
Da quando però era entrato Lucky nella loro vita tutto era cambiato. Come quella volta che Lucy era stata presa da alcuni teppisti e le avevano infilato la testa nel water puzzolente della bottega di Boe. E lei piangeva, strillava, scalciava per cercare di difendersi e non ingoiare l’acqua putrida che ormai si trovava ad un millimetro dalla sua faccia. Bé in quel momento, che davvero non si augura a nessuno, Lucy aveva stretto forte a se il suo  pezzetto di amuleto e magicamente era apparso dietro di loro un cagnaccio rabbioso che aveva fatto pisciare sotto dalla paura quei teppisti e leccato e coccolato la piccola Lucy.
O come quella volta che Paul se ne stava beato seduto sugli scalini del palazzo 13 e due brutte facce l’avevano avvicinato. Lui aveva cercato di svignarsela ma non c’era stato niente da fare. I due ragazzi tra spinte e calci l’avevano immobilizzato in un angolo e stavano per costringerlo ad ingoiare un verme vivo, tutto intero. Paul aveva cercato di infilare in tasca la mano con tutte le sue forze e c’era riuscito. Toccato il suo amuleto si era sentito dentro un’energia tale che con i denti aveva strappato dalle mani del nemico il povero vermicello sputandolo lontano. Due calci ben piazzati in mezzo alle gambe avevano lasciato senza fiato i due malcapitati. Paul non credeva ai suoi occhi.
Nel raccontarlo agli amici il bambino era fuori di se dalla gioia e dall’orgoglio :
“Credetemi ragazzi questi cosi che abbiamo trovato funzionano veramente, non mi ero mai sentito così prima”.
E Jonny ci credeva d’avvero. Anche lui aveva vissuto il giorno prima un’esperienza simile ai suoi amici. La sua fortuna era stata incontrare casualmente il padre del bambino che lo stava malmenando. Il resto era andato da se. Probabilmente quel padre da tempo cercava un’occasione per mettere in riga quel figlio scapestrato.
Ma torniamo a noi. Avevamo lasciato i tre ragazzi in strada quella notte pronti e decisi nella loro nuova avventura. In effetti da giorni le loro mamme si stavano comportando in modo strano. Lavoravano tutte in quella fabbrica. I bambini non sapevano cosa si faceva di preciso li dentro. Sapevano bene, però, che loro mamme tornavano stremate ogni sera.  Sapevano  bene che senza quel grande edificio loro probabilmente non avrebbero più mangiato carne una volta la settimana o non avrebbero più avuto quei regali a Natale o quei dolci il giorno del loro compleanno.
Fatto stà che ultimamente le cose non dovevano andare molto bene. Più di una volta avevano visto le loro mamme camminare in marcia fuori dai cancelli della fabbrica e tenere in alto quei cartelli incomprensibili visto che non sapevano leggere. Avevano sentito dire che quello si chiamava sciopero ma erano convinti che non portasse niente di buono. Le facce delle loro mamme erano sempre più preoccupate.
Si diressero convinti alla fabbrica ma più si avvicinavano, più uno strano odore li assaliva ed un brutto presentimento si stava impossessando di loro. Cominciarono a correre senza un motivo preciso. Arrivati sulla cima della collina i loro occhi si riempirono di orrore.
L’intero fabbricato stava andando a fuoco! I cancelli e le porte erano ben serrati. Si potevano scorgere dalle alte finestre mani e voci che chiedevano aiuto. Qualcuno era già volato nel vuoto.
La scena impietrì i tre ragazzi. Non riuscivano più a muoversi. Il pensiero che anche le loro mamme potessero essere in quel inferno toglieva loro in respiro.
Ad un tratto Jonny si risvegliò e strattonando i suoi amici disse:
“Ragazzi, forza, avete con voi il vostro pezzo di amuleto?”
Niky e Paul tra le lacrime silenziose fecero segno di si.
“E allora andiamo non ci può succedere niente di brutto, noi non abbiamo più paura!”
A quelle parole i due amici si rianimarono e tutti insieme cominciarono a correre giù per la collina. Niente li avrebbe fermati….

 

…Era l’8 marzo 1911. Molte persone morirono in quel incendio. Molte donne operaie che lottavano per i loro diritti e ingiustamente erano state intrappolate in quella fabbrica e condannate a morte.

Jonny, Niky e Paul non hanno perso mai un’occasione per ricordare e festeggiare quel fatidico giorno. Ogni 8 marzo è stato per loro un giorno speciale ed anche oggi che sono vecchi e decrepiti non hanno mai dimenticato.

E l’amuleto? Chiuso in una bottiglia di vetro una volta l’avevano lanciato in mare abbandonandolo al suo destino nella speranza che un giorno portasse fortuna ad altri tre bambini come era stato per loro.

Ah, per la cronaca, le loro mamme la sera dell’8 marzo erano rimaste fuori dalla fabbrica a scioperare.

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Commenti al Post:
to_revive
to_revive il 08/03/09 alle 17:54 via WEB
permettimi una precisazione poichè, da americana, cerco sempre di fare chiarezza. Tu come molti parli dell'incendio di New York indicando come data l'8 marzo. Ebbene, l'incendio ebbe luogo sì a N.Y ma era il 25 marzo 1911 e morirono donne di prevalenza italiane e dell'estma anche molti uomini. Quella che voi italiani chiamate "festa della donna" è in realtà la giornata internazionale della donna e s'ispira invece alle donne che avevano fondato l'International Ladies' Garment Workers' Union e che l'8 marzo del 1857 nella città di New York manifestarono contro le precarie condizioni di lavoro e i bassi salari, ma furono attaccate e disperse dalla polizia. Inoltre voglio precisare che la prima "festa della donna" celebrata da noi americani il 28 febbraio 1909. Scusa la precisazione. In ogni caso il post è molto bello.
 
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