Leggende di Roma

Escort e trans ai tempi dell’impero


Cambiano i tempi, cambiano i governanti, le abitudini sono sempre le stesse. E così, se oggi si prediligono escort o trans (a seconda dei gusti), ai tempi dell’antica Roma non si badava. Anzi, maschio o femmina che fosse, più gente c’era e meglio era. Secondo alcuni, infatti, il Palazzo Sessoriano, residenza imperiale nel tardo impero, prende il nome proprio dalle sfrenate attività sessuali degli imperatori, spesso caratterizzate da rapporti di gruppo. Sempre in quest’ottica, altri sostengono che il nome derivi da “Sus sorianum”, ovvero porco siriano, il soprannome affibbiato ad Eliogabalo, nato ad Antiochia in Siria, la cui moralità lasciava molto a desiderare. Cassio Dione Cocceiano scrisse di lui che “riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d'oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti”. Viste le sue tendenze, Eliogabalo avrebbe potuto tranquillamente governare anche ai giorni nostri sostituendo all’occorrenza sia Berlusconi che Marrazzo. Ebbe cinque mogli, un marito (un atleta di Smirne di nome Zotico, il che è tutto dire) ed un amante ufficiale (un auriga biondo proveniente dalla Caira). Non solo, era un precursore e, molto prima di Vladimir Luxuria, aspirava a diventare trans. Secondo quanto racconta lo storico Erodiano, infatti, aveva offerto addirittura la metà dell’impero romano al medico che l’avesse dotato di seno e genitali femminili.  In attesa di una completa trasformazione, intanto, si dipingeva le palpebre, si depilava, indossava parrucche e si prostituiva sia in bordelli malfamati che nel palazzo imperiale.Implicazioni sessuali a parte, le spiegazioni più plausibili per l’origine del toponimo Sessoriano sono altre: molto probabilmente deriva dal “sessorium”, un pupazzo su cui i gladiatori si allenavano nel vicino anfiteatro Castrense. Oppure da “consessus” o “palatium consessorianum”, il luogo in cui si tenevano le riunioni plenarie.