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Racconto del venerdì


 (prosecuzione post n° 72 "Seven")    Racconto del venerdì...  a friday, by nyght...  "...così eccoci qui, dentro quest'altra irredimibile notte, lacerata dalle luci strobo blu dei lampeggianti della polizia..." Le feritoie di questa notte di tregenda sono popolate come un sogno visionario dell'irreale cammino delle milizie del raduno rave. ...dietro la cortina di pioggia che flagella il selciato, all'interno d'un camper dai vetri oscurati, l'enigma sta chino sulla tastiera d'un portatile, batte frasi che si compongono veloci e accarezzano neonate la luce fioca dello schermo... a intervalli più o meno regolari l'uomo-enigma solleva la testa dal monitor che gli sta dinanzi e scruta senza vedere gli occhi degli altri uomini che si affaccendano intorno. Nessuno ha mai capito se in quegli sguardi silenziosamente interrogativi cerchi una parola dimenticata oppure il muto affiorare d'un ricordo o di un gesto. O più semplicemente si tratti di un banale coazione a ripetere, come il tornare ciclico d'una sorta di tic, che in qualche modo che agli altri sfugge, lo induca a riflettere... Poi torna a concentrarsi e il ticchettio regolare della tastiera si accorda a quello della pioggia che cade là fuori. L'uomo continua ad aprir finestre dentro il pc come ventagli di altrettante possibilità che tuttavia abitano lo spazio ristretto del video e sono vagliate da lui solo e pochi altri, forse. Dalla ristrettezza claustrofobica della vita ha appreso a dialogare con se stesso e con la sferza della pioggia. Adesso le sue labbra si increspano lievi in un dialogo muto tra il fruscìo della pioggia e i prodromi di una maturità incombente che lo attende senza più pazienza, ormai a pochi passi da lui, appena dietro la porta di quel camper... Poi quella stessa porta si apre e lui scende sulla strada fatta di luci a intermittenza e dei loro riflessi incerti sulle pozzanghere. Tiene le mani affondate nelle tasche e il bavero della giacca rialzato mentre getta occhiate oblique e distratte ai capannelli di persone riunite. Si dirige in fretta verso l'aroma ed il calore dell'ennesimo caffè della notte. Dentro il bar gli si fa subito incontro uno dei fatui sogni che abitano le tante feritoie della notte.  Somiglia in tutto alla notte che l'ha partorito questo sogno, della notte lei ha il colore nero degli occhi troppo bistrati e la trasparenza diafana del vestito attillato. Dei sogni ha la facilità e il luccichìo ammiccante, poi la bocca meravigliosa del sogno si schiude e gli domanda suadente, come lo conoscesse da sempre: "ciao! Come stai!? Vuoi un caffè? Certo che lo vuoi!"  E senza aspettar risposta chiama il barista e lo ordina lei stessa facendogli l'occhiolino; "e fallo buono aggiunge", prendendolo sottobraccio. Ora a chi li osservasse da lontano sembrerebbero la caricatura del gigante e la bambina, lui con il doppio degli anni e della statura di lei. Uno scricciolo bellissimo cerca riparo nell'abbraccio d'un uomo dai lineamenti troppo duri; teneramente si prendono le mani fra la pazza folla e quelle luci che accecano e lentamente si avviano al termine del piazzale immenso e di spalle scompaiono nelle feritoie della notte...  stradeperdute2