quattro amici al bar

da stefano manocchio. bella analisi politica. veramente bella!


E’ stata la crisi alla Provincia di Campobasso, ma soprattutto la sua contestata soluzione, ad accendere gli animi della politica locale e a far emergere conflitti poco governabili nell’Italia dei Valori. Alla fine l’intervento pubblico di Antonio Di Pietro, non solo per sancire la linea ufficiale di partito, ma anche per gelare la platea del centro sinistra, con una dichiarazione che tutti temevano, sperando di non sentire: l’IdV alle prossime elezioni amministrative correrà da sola, ufficialmente per smontare il potentato di centro destra, in assenza di dialogo con il PD molisano. In verità non è una novità, ma la continuazione di una linea (perdente), già intrapresa in occasione delle elezioni comunali a Campobasso e Termoli. Perché perseverare dopo due sconfitte? Una decisione che, assommata ai tanti problemi interni (gestione dei rapporti con il gruppo di Nagni,Tiberio, Mucci e Varra da una parte e D’Ascanio e gli assessori dall’altro, rottura dei rapporti con Costruire Democrazia e con Giuseppe Astore ed altro ancora) pongono Di Pietro nella situazione difficile di chi è sempre ad un passo dalla vittoria, ma deve fare i conti con lo sfaldamento continuo della struttura locale e, quindi, rinunciare. La deduzione spontanea porta a pensare che il dissidio con il PD sia solo dovuto a questo, al mancato riconoscimento della leadership regionale per il suo partito; Di Pietro vorrebbe far guerra a Iorio, ma non trova consenso e credito all’interno del centro sinistra, che ha un modo diverso e ininfluente, di fare opposizione al centro destra. Ecco perché prosegue da solo, ma la dichiarazione di indipendenza all’interno del centro sinistra equivale alla volontà di non vincere le elezioni e come tale deve essere correttamente interpretata. L’IdV, quindi, si candida alla sconfitta, ma nel contempo mira a rompere l’asse Leva-Ruta, dopo aver efficacemente smontata quella Ruta-Massa. Iorio, dopo le dichiarazioni dell’ex-Pm, avrà ordinato subito una bottiglia di champagne, della miglior marca; ma anche lui ha grane interne da risolvere (ad iniziare da una gestione economica dell’Ente allegra e contestata anche dai suoi amici di cordata) e non è detto che sia lui alla fine il candidato del centro destra alla presidenza della Regione il prossimo anno. Ecco allora due situazioni simili, con leader forti, ma fautori entrambi del pensiero unico, il loro; poco propensi a delegare ad altri anche il minimo compito, avvezzi ad imbarcare truppe sulla nave di partito ed altrettanto facilmente ad abbandonarle al loro destino e soliti, poi, ad impedire visibilità e potere eccessivo a chi ha elettorato proprio. Sembrerebbe un film già visto: Di Pietro sfianca il centro sinistra, permette (anche senza volerlo) al centro destra di rivincere le elezioni e si propone come unica alternativa al regime imperante ; per lui, che ha enorme visibilità nazionale, può bastare, a patto di non far credere veramente ai molisani di avere intenzione di sedere sullo scranno principale di palazzo Moffa. La cocente delusione degli elettori potrebbe portarli a rigenerare proprio il partito (o i partiti) che lui con pazienza sta cercando di immobilizzare.