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Eutanasia e omicidio assistito: progresso o regresso?


Questa mattina stavo ascoltando le notizie alla radio mentre andavo al lavoro, son rimasto sorpreso dalla prima notizia che ho sentito:  "La ministra svizzera della Giustizia Eveline Widmer-Schlumpf vuole mettere un freno al 'turismo della morte'. Le persone che si rivolgono ad un'associazione di aiuto al suicidio dovranno rispettare un tempo di attesa. Attualmente chi viene in Svizzera con l'intenzione di togliersi la vita puo' farlo gia' il giorno dopo essersi rivolto ad un'associazione." Saggia decisione questa, dato le persone che si trovano oggi al mondo. Non che sia una valida alternativa a risolversi anche il più piccolo problema della vita, prima di poter farsi aiutare e prepararsi a questa diciamo "cura alternativa". Purtroppo in Italia come nella maggior parte degli stati l' eutanasia ed il suicidio assistito sono illegali, non pertanto attuabili nella società del giorno d' oggi. Dal mio punto di vista mi sembra inutile invece prolungare le sofferenze magari di un qualsiasi malato come Piergiorgio Welby, deceduto il 21 dicembre 2006. E' un tema difficile da affrontare, del quale si dovrebbe prendere una decisione saggia per tutti e non negare la possibilità di scegliere ed essere preparati a questa decisione. Posso capire che i familiari ci mettano più tempo o addirittura non accettino tale cosa, credo che se un individuo sano di mente faccia una decisione è perchè l' ha anche presa in considerazione parecchie volte ed almeno ne ha pensato, non è una scelta che si fa dall' oggi al domani. Ecco perchè in svizzera c' è una clinica a Zurigo che prima di cominciare con la preparazione del paziente c' è una lunga burocrazia con un' assistenza psichiatrica. Il Governo italiano potrebbe anche prendere in considerazione un problema serio come questo, piuttosto che guardare tante altre cose futili... Marco