unastregaperamica

L'UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO TRAMA E CAST


 Tra l'altro, per il giovane Argento non fu per nulla facile convincere la Titanus (all'epoca una delle più importanti case di produzione italiane) a finanziare il film, anche perchè il già famoso Bernardo Bertolucci aveva manifestato l'intenzione di realizzare una pellicola ispirata proprio al libro di Brown. Tra l'altro, il successo del film di Argento, sia in Italia che all'estero ("sbarcò" anche negli Stati Uniti, ottenendo lusinghieri consensi) fu tale che il titolo del libro da cui era tratto ("la statua che urla") fu cambiato, nelle ristampe successive, nello stesso titolo del film.I tratti salienti della pellicola sono gli stessi che caratterizzeranno anche la produzione successiva del regista romano: anche se le "esplosioni di violenza" sono sicuramente minori rispetto a "Profondo rosso", "Suspiria", "Inferno" (giusto per citare tre titoli), la tensione è comunque palpabile e lo spettatore rimane avvolto in una sorta di "velo nero" che si squarcerà soltanto nella scena finale, quando la follia dell'assassino viene alla luce in tutta la sua crudezza. Ed è proprio qui che ritroviamo una delle note caratteristiche di quella che sarà tutta la produzione di Dario Argento, e che farà coniare la definizione "giallo all'italiana": a differenza di quanto avviene nei gialli "classici" (tra tutti, quelli di Hitchcock, alla cui opera Argento si ispira per alcuni tratti), l'"assassino" non ha un vero e proprio movente (quale potrebbe essere il denaro, o la gelosia, o l'odio, o intrighi familiari...), ma l'unica "chiave" dei suoi delitti è la follia, una follia lucida, fredda, che viene spesso evidenziata, con cura maniacale, nelle scene in cui vengono mostrati i dettagli della "preparazione" di un omicidio. Ne "L'uccello dalle piume di cristallo", in particolare, l'assassino sceglie con cura il coltello con cui uccidere da una collezione di armi tenute con cura, come fossero gioielli rari e preziosi, infila con cura i suoi guanti di pelle nera, di ottima fattura, ed esce per andare ad uccidere, come per consumare un meticoloso rituale nel quale trova la sua stessa ragione di esistere...Tra l'altro, non si può non notare che la splendida macchina da presa di Dario Argento (coadiuvato nella fotografia da un giovanissimo, eccezionale Vittorio Storaro) riesce a trasformare una città caotica e "solare" come Roma in un luogo buio e cupo, sottofondo ideale per incubi che prendono forma nella scintillante lama del coltello dell'assassino, in ambientazioni a volte fredde e "asettiche" (la galleria d'arte di Monica è davvero splendida) e a volte fatte di colori scuri e di sapienti "macchie d'ombra", mentre la tensione è ulteriormente sottolineata dalle splendide, incalzanti musiche di Ennio Morricone (indimenticabile lo "score" che aumenta di intensità nel momento in cui l'assassino sta per "colpire")... (FONTE WIKIPEDIA)