Angolo Cattivo

Esterno urbano


Le luci di case e lampioni macchiano le mie spalle già appesantite dalla sera, sembrano quasi spingermi verso un ritorno, verso la fine del giorno.Sono nascosto dai vertici ispidi dei palazzi agli sguardi variegati delle stelle non raccolti da un viso basso.Le mie dita si tendono nell'aria come nodi sciolti, come rami secchi piegati dall'insistenza del vento, e si conservano fuggenti nel tepore sagomato del cappotto.Le parole sopravvissute sono fiacche e non hanno amici a cui raccontarsi nei segmenti rapidi di un esterno urbano subìto come un precipizio breve ed orizzontale.Ci siamo io, il vento isterico ed i treni che non passano, le nuvole che lisciano la luna, gli sguardi su angoli casuali e rette improvvise su cui mi illudo di infinito con lentezza puntiforme.Il sipario della pioggia accorcia il finale della scena ripetuta, lava le impronte labili ed i numeri arabi di una data già estinta nell'agenda in tasca.L'indomani è silenzioso, non svela futuri movimentati, deludendo con il solito torpore speranze e proclami folli.Accelero l'ombra nel passo verso casa, la disoriento accendendo la luce.Rivesto di notte la nuda pelle senza strati: le restituisco la mimica stanca prima di sferzarla di penombra.Ci pieghiamo in una fessura di buio e dormiamo insieme.