Angolo Cattivo

Carnevale


La tua maschera ha la pelle sottile che nasconde altra pelle e quei tuoi occhi sono incastonati nelle fessure dilatabili di una notte.Sfuggo le zone di luce che si allargano su di te nel mimetismo sagomato dalla festa.Sono io felino nel mio inutile randagismo ed assieme re nudo, senza corona, senza regina, senza trono.Ci sono solo occasionali improvvisazioni di giullari grossolani per tenere a bada la mia distrazione, impigliata nei retrogusti di vino e carne più che nel reticolato erogeno dei collants sgambettanti alla conquista di un salotto buono e di chiacchiere semplici.Il mio respiro si imprigiona nelle labbra serrate di un personaggio di plastica e non procede oltre.Faccio scorrere l'elastico della faccia imprestata sopra la nuca.La mia tristezza so indossarla senza clamori, tenendola per mano come una dama esile e poco appariscente.Il mio incanto è poesia, vive e muore della sua stessa emozione.L'orchestra sciopera, il disco gira nella sua missione circolare, amplificato nella pochezza dei suoi contenuti, i balli si diradano, i sorsi si allontanano dal bicchiere.Rimane il ghiaccio.Il mio sorriso non è una maschera, ma l'ho posato altrove, quasi per un premeditato oblio.Il mio sguardo filtra i coriandoli che zampillano dalle mani frenetiche e cerca la donna.E' arida e secca la pioggia di carta, cade troppo velocemente dopo imprevedibili volteggi per scriverci su.Il salone è buio e senza specchi.Ti ho visto anche nelle notti più nere e ti ho moltiplicata dentro di me senza il gioco antico dei vetri, senza indossare il vestito per l'evento.Le maschere vivono nei cassetti e nell'inganno dei circhi, nello stupore monetizzato della corte riunita sotto il tendone senza re.Il re passeggia in borghese, non è riconosciuto, magari ha già perso il suo regno vista la timidezza dei suoi passi, il disinteresse della sua dama.I colori si sciolgono nell'acqua spremuta dal cielo e dagli occhi.Un rubinetto aperto pare non gocciolare se la musica è forte.L'emozione non dovrebbe esistere se non mi guardi, se non mi concedi un cenno, un saluto, una tua parola.Questo non lo saprai mai.Tu vedi solo il mio vestito trasparente e non sai leggere la mia nudità.La maschera non ha brividi che corrano arditi e densi su lineamenti grotteschi.Il mio viso so trovarlo in uno specchio occasionale, dentro il pensiero contrattile, intenso e caldo anche senza l'onomatopea del battito.Poi lo concederò al sonno ed ai suoi richiami facili e pesanti, levando la carne.