Angolo Cattivo

Paisley XXX


L'ispirazione si è dissociata in zampilli randomizzati di disegni paisley che spezzano righe e stuprano quadretti stirati con appretto, già rotti da impeto pettorale che discosta l'ingenuità delle asole dai bottoni.Ho sentimenti blasfemi per le stagioni imposte, per i soli ondivaghi, per i soffi indecisi del vento, per le nuvole deformi e per l'afa destabilizzante.Non tollero l'azzurro se viene nascosto.Non tollero la danza di spighe moriture senza rossore di papaveri.Amo i fiori ed il sangue, i muscoli contratti, le scollature dei monti dilaniati dal mare, il versamento marino di succhi di sole quasi estinto a fine giornata.Le lacrime non si bevono volentieri, salate, troppo, da indurre sete, faccio desiderare la sambuca dai bordi del bicchiere, come un appetito viscosamente seminale.I corpi si venerano con la bocca beante nella processione della lingua nella fessura e con la parola ascoltata e scritta prima dopo e durante.Esultanza fine a se stessa, dispersione di disegni paisley su pelle nuda o vestita, orchidee dai petali dilatati sembrano sudare, trasudare voglia di antera pulsante di bisogno, giustificandola con l'istinto muto.Silenzi ed oriente senza sapori, spruzzi assorbiti d'ambra e tentacoli indù con indifferenza per trimurti sentite di troppo.L'insipido non ancora timoroso di arsura già combusta sussulta sulle labbra avide di sapori, nella danza minimale delle genuflessioni.La neutralità dura poco: è un ballo breve, una musica che stanca gli organi ed i fiati, rattrappisce le braccia concentrate sugli archetti, le dita flesse sulle corde.Provo sapidità tattile, il salmastro scansato disorienta polpastrelli, la lingua si bea e si inorgoglisce nel turgore cuspidale, la bevanda si secerne come per sante colliquazioni ed inonda le preghiere lamentose dei ginecei.La parola ritorna, sovrasta mugolii e raccoglimenti felini, piccole morti con prove di forza legate a futurista convincimento di infinito.Il pallore non è anemico, la mollezza è breve, la stagione è infinita.Il piacere distrugge gli dei, poi li seppellisce in un fatiscente pantheon.