Angolo Cattivo

Tabella marcia


Non amo anchilosate tabelle di marcia, dopo eccessivo calpestio, seguito da eccessivo riposo, da eccessivo e compensativo bisogno di eccesso.Mi costringo per bigotto umanesimo senza fascino pittorico, a flussi orari ininterrotti e notti bruciate senza combustile emotivo, più per la sterilità di luminosità squadrate, di vibranti richiami e campanellini senza fiaba.Dosi di giorno violente anche a basse concentrazioni di sole, diluibili con nuvole, con cumuli di stanchezze variegate, mimano gli effetti soporosi di arte culinaria gustata e poi subita.Non estraggo gemme dalla durezza della pietra, ma sale a grani grossi, come ostacoli mimetizzati sui viatici immersi nel chiarore, segnaletica permanente di stati siccitosi, di deserti che non sono zone di pace e non sono neppure travagliato parto di guerra.Non vedo residuati bellici bombati, fallici e penetrativi, a ricordarmi antichi ardori.Marcio da fermo su una sedia ma per lo più preferisco il letto, il giacere senza dovere, senza volere, senza godere, senza potere.La bellezza del poco non può mancarmi così tanto, si contraddice dentro me, si assottiglia sino a demolirne la remota adorazione, la spasmodica ricerca, l'avida attesa con evitamento di surrogati subliminali della frazione di secondo.Perché anticipare ore che dureranno ore senza palliativi e senza la cesoia della piacevolezza se poi per il benessere orizzontale basterà una piega di lenzuolo per corrompersi?Ci sarà la mollezza per girarsi di fianco, di distogliere i piedi dal loro abulico incrocio che dell'amplesso ha solo il sudore.Patisco il rumore bianco verniciato a rilievo sullo sfondo bianco di occhi che vorrebbero solo buio depressurizzato, quello che non ha neppure il fruscio del silenzio a disegnare parentesi tonde per sovversioni al sogno, quello che pare solo un'eutanasica malattia del silenzio: uccide il vento, i respiri, i latrati dei cani, taglia ruote voraci, stridenti sulle porosità glabre dell'asfalto e ruba il carburante a motori prima rabbiosi e poi sedati dentro cofani improvvisamente funerari.Non mi viene concesso il nero senza attuare manovre di chiusura, non subentra neppure nei parziali offuscamenti, il pessimismo non è mai troppo e troppo si auto limita.La tabella di marcia ha un podio macabro, le pause sono allettanti come oasi beduine, la destinazione finale non mi illude, preferisco illudermi di conoscerla già, e provo ad evitarla, come una religione fallace, un culto senza guru, senza ascesi e con troppa ascesa, mentre io cerco discese, oliate e condite da falso piani e mediocre e benedetta orizzontalità apparecchiata e soavemente ammannita.Mancano ore, tante e troppe.Forse lo penso solo io che il giorno ci condanna all'insonnia.Per gli altri è semplicemente vita.