Creato da lo_scemo_del_paese il 10/04/2007

Storie e non storie.

diario di uno sconnesso viaggiatore

 

 

« Figli del mareMi mancherai. »

Marie.

Post n°31 pubblicato il 19 Agosto 2013 da lo_scemo_del_paese

Voleva essere una principessa Marie.

 Una di quelle principesse che facevano sbocciare le rose al loro passaggio, voleva un principe che la destasse con un tenero bacio sulle labbra, voleva un regno in cui vagare senza pericoli o cattivi pensieri.

 Voleva essere una fata Marie.

 Una di quelle che con la bacchetta illuminano il cielo, una di quelle che parlano all’arcobaleno, una di quelle che stanno chiuse nel palmo di una mano.

 Voleva essere una bimba Marie.

 Magari quella che dorme su un letto di fiori, magari quella al cui cospetto gli alberi si inchinano, magari…………………………………..

 

 

 La luce tenera del mattino filtrò da una persiana indirizzandosi verso lo specchio del comò e fu

subito giorno. Marie aprì gli occhi, due occhi piccoli ancora sporchi di Eyeliner, due occhi che, anche quella notte come ormai mille altre, avevano visto la passione perversa e la voglia sfrenata di sesso di quei piccoli e insignificanti uomini che l’avevano pagata.

 Si alzò dal letto stiracchiandosi, non aveva nulla addosso, un corpo da adolescente e un’anima

Dannata. La bocca piccola, le labbra sottili e un nasino pieno zeppo di lentiggini.

 Com’era dolce e tenera Marie mentre si specchiava, i suoi diciassette anni facevano capolino dietro un sorriso spento, i suoi piccoli seni dai capezzoli perennemente turgidi si gonfiavano e si sgonfiavano battendo il tempo del suo codardo respiro.

 L’acqua della doccia iniziava, come ogni mattina, a scorrere gelata e questo permetteva a Marie di

dare al suo corpo nuovo vigore per affrontare un altro giorno.

 Sotto la doccia riusciva a liberare la sua mente da tutti quei demoni che la possedevano, da tutti quei sessi maschili che, come in un improbabile domino, dritti uno dietro l’altro le stavano davanti quasi come se non volessero lasciarla.

 Com’era brava Marie a letto, aveva imparato tutti i trucchi del mestiere, sapeva come ritardare il piacere degli uomini, sapeva come toccarli, baciarli, sapeva essere schiva e lasciva allo steso tempo.

 L’acqua iniziava a riscaldarsi e il torpore cercava di assopire la tonicità di quei muscoli da

ragazzina, quel getto caldo le ricordava tutto lo sperma che ogni notte si mescolava sul suo

corpo, sulle sue mani sue mani e anche nella sua bocca.

 Come ci sapeva fare Marie con la bocca, era superba, era così spudoratamente brava che i clienti pagavano un extra per possederla in quell’antro fatato che si schiudeva tra le sue piccole labbra rosee.

 L’accappatoio avvolse quella tenera pelle come un pitone avvolge una preda e Marie, mentre si

asciugava, sentiva il fiato corto di quei piccoli maschi che ogni notte pagavano per lei; sentiva i loro

visi ruvidi e ingialliti, sentiva i loro fiati che sapevano di Averna e di Marlboro, sentiva le loro mani, come delle pinze, stringere le sue tonde natiche sode.

 Com’era agile a letto Marie, riusciva a cambiare posizione senza fare uscire gli uomini dal suo ventre, senza che loro se ne rendessero conto si ritrovavano con il sesso tra le sue natiche a strusciare tutta la loro vile virilità tra quelle dolci colline.

 Un paio di slip bianchi, una camicetta a righe gialle e nere, un jeans Lee con la zip sul davanti e un

paio di scarpette di tela.

 “Riordiniamo al stanza!” Disse ad alta voce e mentre disfaceva completamente quel letto piccolo ma comodo, ripassava il cinque maggio di Alessandro Manzoni, ripetendolo a memoria.

 Com’era tenera Marie al mattino prima di andare a scuola, salutava con un piccolo bacio la

vegliarda nonna e si incamminava verso quella fermata d’autobus sorridendo al sole che, come una

dolce nutrice, le lavava di dosso l’odore e lo sporco delle sue notti.

 

 

 

 Voleva essere una principessa, una fata, una bambina.

 Voleva essere un angelo Marie e forse lo era. Forse lo era sempre stata. Un angelo che aveva smarrito la strada del paradiso, un angelo che aveva perduto le chiavi della porta dell’inferno, un angelo…….

 Sì, quello era Marie, il frutto delle perversioni del genere umano, il seme della vita buttato su una terra arida e sterile.

 Arrivederci dolce piccola Marie, spero di rincontrarti in un’altra vita, una vita in cui potrai vivere la tua infanzia, una in cui sarai la principessa delle fate, una vita…………………….

 

 Arrivederci dolce piccola Marie.

 
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