Stultifera Navis

Quella porta...


Mentre sto ascoltando la partita mi squilla il cellulare, è il mio amico Beppe e, subito , penso mi voglia proporre di andare al bar a vederla in TV, cosa che avrei declinato considerando che da più di una settimana non sto bene e che sono in piedi solamente perchè il mio nuovo collega non è in grado di essere autonomo.Ed invece mi dice è morto un mio coscritto, uno che conoscevo bene che mi aveva un po' bullizzato quando eravamo piccoli, ma che, per quella strana teoria per cui ciò che non ci ammazza ci rafforza, era infine diventato mio amico.La notizia mi lascia allibito anche perchè G.M. era un gran bel tipo, ancora giovanile con la classica aria da monello senza età, due occhi azzurri che erano uno spettacolo ed il fisico di quei fortunati che possono fare qualunque cosa, ma non ingrassano mai.Piaceva moltissimo alle donne e lui si concedeva volentieri alle loro grazie, non potrei dire che fosse uno stronzo che le ingannava, anzi penso che lui fosse sempre sincero nel non voler rapporti imegnativi e che alla tipa di turno andasse bene così, in fondo ognuno di noi è sempre convinto di essere e poter essere speciale ed aver carte da giocare.Sabato sera era andato a ballare come faceva spesso, poi al ritorno in auto con la compagna di turno si è sentito male , il tempo di accostare ed era morto: infarto.A tutti i viventi tocca, prima o poi, attraversare quella porta ed il dibattito è poi sempre lo stesso, è meglio farlo in questa maniera improvvisa, inconsapevole oppure è altrettanto intenso avere il tempo di prepararsi?Conosco molti che sono passati da uno stato all'altro senza avere il tempo di rendersene conto, per contro mia moglie ha invece avuto la consapevolezza che il suo tempo era al termine, ha potuto chudere ogni conto con questo mondo ed aspettare il passaggio verso il dopo.Se avessi potuto scegliere per lei avrei scelto la non consapevolezza, ma solamente perchè il mio desiderio istintivo di proteggerla sarebbe stato quello di non farle guardare in faccia il termine del suo cammino, la Vita ha deciso diversamente e non posso che accettare quello che è successo.Resta però il fatto che la nostra società ha perso il senso dell'Ars Moriendi, lo si vede anche nei dibattiti di questi giorni su testamento biologico e Disposizioni Anticipate di Trattamento.Nel nostro tempo si tende a scindere il concetto di vita e di morte senza considerare che è una consecutio naturale oltre che temporale.Una parte la gioca sicuramente lo scetticismo, la fatica nel guardare alla nostra spiritualità che aprirebbe orizzonti sul dopo, siamo meccanici, convinti che tutto sia solamente riconducibile a reazioni elettrochimiche e che la morte sopraggiunge con la cessazione dei processi vitali.In realtà la morte ha anche aspetti positivi, nel momento in cui ci obbliga a fare i conti con noi stessi, con l'utilizzo del nostro tempo, con il nostro desiderio di felicità che non può essere rimandato ad un momento successivo ed ipotetico nel tempo, ma deve essere costante di ogni nostro giorno, di ogni nostra attività, di ogni nostra scelta.Sarà forse per questo che mi alleno a morire ogni giorno, facendo il punto su ciò che sono, ciò che faccio ed ho fatto, iniziando a rinunciare a tutto ciò che non mi dà gioia, a ciò che mi appesantisce l'esistenza, sogni irrealizzabili, persone incapaci di dare affetto, situazioni che propongono soltanto sofferenza.Il vero trionfo della Vita sarà quella di accettare la morte di accoglierla, di esserne consapevoli sapendo che ogni istante è stato vissuto al meglio e che il libro che si sta per chiudere è stato un libro che è valsa la pena scrivere