Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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Messaggi del 07/02/2017

Di traversie giudiziarie ed atre inezie

Post n°524 pubblicato il 07 Febbraio 2017 da hieronimusb

Io lo so che non dovrei bere vino, al di là di inibire le mie funzioni percettive e cognitive, gli zuccheri alcoolemici contribuiscono a fornire un surplus di calorie che non mi potrei permettere, ma essendo al momento in Veneto regione che nel passato ha conosciuto gli onori e gli oneri della prima guerra mondiale, mi riesce difficile resistere anche perchè come ebbe a dirmi il papà di una mia morosa : "L'alcool è un nemico, ma chi arretra davanti al nemico è un vigliacco!", preso da onorf patriottico anche stasera ho combattuto la buona battaglia.

Tutto sto po' po' di introduzione per dire che mi voglio abbandonare all'onda dei ricordi e sollecitato da episodi accaduti ad altri, mi è tornato in mente di quando ebbi a che fare con la giustizia italiana.

Oddio, due volte ho avuto a che fare con la giustizia e due volte me lo sono preso in quel posto ed anche se non c'è due senza tre il brucior couli che provai allora mi ha convinto a non tentare nuovamente la buona sorte.

La cosa più comica, (a pensarci adesso ovviamente), fu negli anni 90.

All'epoca avevo avuto il vezzo di mettermi in proprio. L'idea era quella , un po' liberale, di gestire il mio tempo. Quando bollavo la cartolina mi dicevo in una splendida giornata primaverile "Se lavorassi in proprio oggi potrei andarmene in montagna o al mare", non sapevo , me tapino, di quante lacrime grondasse e di quanto sangue la vita dell'imprenditore.
Così, sfuttando il mio talento mi ero messo in proprio nel settore dell'informatica , sviluppo software, consulenza IT e vendita di computer ed accessori.

Mia moglie mi coadiuvava, anche perchè dopo la nascita del primo figlio ed il trasferimento della sua azienda nell'amena località di "in culo ai lupi", raggiungibile solo nel tempo in cui Ulisse ritornava ad Itaca dopo la guerra di Troia, si era licenziata e dunque ci basavamo solo sul mio stipendio.

Ero in fiera a Milano ed al telefono mi aveva comunicato che aveva ricevuto una richiesta di offerta dalla Sicilia, contrattato, l'offerta era stata accettata ed aveva spedito la merce.

Ora, non è per razzismo, ma noi che eravamo una minuscola ditta in Piemonte, ricevere un'ordine dalla Sicilia mi suonava strano, per cui le chiesi di verificare immediatamente l'assegno ricevuto e la diagnosi fu di assegno inesigibile causa chiusura del conto su cui era appoggiato.

A quell'epoca, ragazzo romantico di circa trent'anni, credevo ancora nella giustizia, per cui andai dai carabinieri a denunciare la truffa.
Ad onore del vero i carabinieri tentarono di dissuadermi, ma invano, denunciai l'abuso , firmai le carte che mi presentarono, (non prima di aver proposto all'appuntato di digitare a macchina al suo posto causa l'estrema lentezza delle operazioni), e mi apprestai ad attendere che la lucente spada  della giustizia si abbattesse sul malfattore.

Passarono gli anni, tre, quattro, non ricordo, un sabato mattina di primavera, mentre ero in cortile a fare quei lavoretti che i puri di cuore fanno in giardino a primavera, suono al cancello un essere nero che scoprii essere un messo comunale che mi informava che presso l'ufficio dei messi giacevi una comunicazione giudiziaria che mi riguardava.

Ora perchè il tizio anzichè portare direttamente la comunicazione, mi comunicava solamente che c'era una comunicazione esula dalle mie capacità intellettive, comunque mi precipitai in comune, e , grazie al cielo, la ottenni senza dover aspettare il lunedì successivo che, data la mia tendenza all'ansia , non avrei mai raggiunto vivo.

Venni così a sapere che la mia denuncia era andata avanti ed il giudice mi imponeva di presentarmi al tribunale di una cittadina sicula in quanto testimone e parte civile nella causa contro XY.

E vabbè, da cittadino ligio alle leggi, mi prenotai volo ed hotel , ma per scrupolo chiesi ad un amico avvocato di assistermi.

Lui contattò gli omologhi locali, poi mi prese da parte e mi disse "C'è un problema!"

A quanto pare il tizio che avevo denunciato era legato ad una famiglia locale della criminalità organizzata, nulla di eclatante, entrature secondarie, ma pur comunque un picciotto d'onore.

Avevo moglie e figli piccoli, presi il mio volo, cenai e pernottai in hotel con l'impressione che tutti mi stessero guardando, osservando mentre contestualmente scuotevano il capo "tsk, tsk".

Il gudice mi fece delle domande, risposi cercando di dimostrare che erano loro ad avermi rotto le scatole e non viceversa.

La seduta fu aggiornata da li ad un anno perchè il tipo era irreperibile.

Il mio amico avvocato mi spiegò che il tipo non solo era irreperibile, ma risultava anche nullatenente per cui nel caso il giudice mi avesse dato ragione, avrei comunque poi dovuto adire ad una causa civile per riavere il maltolto e questo avrebbe potuto smuovere acque molto turbolente.

Una persona con cui collaboravo mi propose di contattare il cugino/cognato/compare di un suo amico che era intimo di un noto mafioso oggi defunto e che avrebbe potuto darmi una mano.

A quel punto non me ne fregava più una mazza di riavere i miei soldi, volevo solo uscire da quell'incubo al più presto senza dovermi mettere contro la mafia e senza dover chiedere favori alla mafia stessa.

Non fu facile! perchè nel frattempo venivo sempre chiamato in Sicilia a testimoniare, si sa che la giustizia è lenta, ma quando parte è ,(quasi sempre), inarrestabile

Ci riuscii solo grazie ad un'amica avvocato che mosse le giuste leve, mi fece firmare le giuste carte con cui rinunciavo ad ogni pretesa su quanto mi era stato carpito.

Non so se chiesi anche scusa per il disturbo, però un po' di amaro in bocca mi è rimasto.


 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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