Mai dire Blog

Puntata 91


Quel diario non l' aveva più aperto. Gli sembrava che un filo di polvere potesse aiutarlo a sfogliarlo. Lo prese nella mano destra e lo aprì. Era il suo preferito da vent' anni ormai. Un giornalista molto famoso lo aveva intervistato alla conferenza stampa di presentazione. Ma ormai era impolverato e niente poteva fargli ripensare a quei momenti vissuti tempo prima. L' approvazione verso quel romanzo fu preparata anche dai giornalisti presenti che lo tempestarono di domande, ma lui non rispose a tutte. Ne lasciò una per ultima, alla quale ripensò proprio quando vide il libro impolverato. Disse che si sarebbe rimesso a scrivere di nuovo dopo tutto quel tempo. Si promise che l' avrebbe fatto. Il libro trattava di un argomento a lui caro, che lo ergeva al massimo della disapprovazione dei giovani. Perché disapprovazione? Trattava di bullismo. Ma non il bullismo di cui tutti parlano, quello da lui subito alle scuole elementari trent' anni prima della presentazione, e adesso tutte d' un colpo gli erano venute nuovamente in mente senza che nessuno gli riportasse alla memoria gli avvimenti di quel periodo buio vissuto all' ombra di sua madre. La madre era una donna astuta, molto intelligente, che scriveva. Si era decisa a pubblicare qualcosa solo dopo averlo letto per la trecentesima volta. Da quando non l' aveva più al suo fianco continuava a pensare a quei racconti, forse è per questo che ha deciso di tornare in cantina dove c' era il libro impolverato. Sfogliò le pagine velocemente, quasi come se non volesse leggere niente e si rese conto che era un diario. Un diario di tanto tempo prima su cui scriveva le cose che gli passavano per la testa in quel momento. Ripensò leggendolo a ogni suo movimento. E anche a tutte le persone che aveva incontrato nel corso della sua vita. Decise dunque di andarle a cercare tutte, una ad una. Oramai potevano anche essere morte, visti i trent' anni di distanza dalla scrittura del diario, ma lui decise comunque di andarle a cercare. E ne trovò una. Rintracciò il suo numero di telefono attraverso internet, su una di quelle pagine che si usano per cercare i nomi e i numeri di telefono e si recò all' indirizzo. Ormai non c' era più una casa lì. Vi era un bosco fitto di alberi e pieno di rovi. Nelle vicinanze c' era anche una fontana, dove beveva spesso da piccolo. Tornò lì e bevve un sorso d' acqua. Mentre era chinato, sentì dietro la sua schiena un brivido: come se qualcuno gli stesse toccando una spalla. Si voltò ed era proprio la persona che stava cercando. Un tipo goffo, baffuto e con pochi capelli in testa. Sorrise. Si accorse che lo stava guardando con disprezzo. Ma Erwin non si era accorto che lo stava osservando da dieci minuti. Quei dieci minuti, interminabili, lui era rimasto lì. A fissarlo. Voleva sapere tutto di lui, vita, morte e miracoli. Si ricordarono che lì vicino c' era un bar, molto probabilmente con lo stesso proprietario di allora. Si andarono a sedere in quel locale e ordinarono da bere per poi scambiare quattro chiacchiere. Dopo aver parlato un po', i due tornarono alla loro vita normale. Pensarono di tornare ognuno a casa propria e di raccontare il tutto alle consorti. Le mogli erano contentissime di questa riappacificazione dopo tanto tempo passato a litigare per la stessa donna. Si erano decisi a fare pace per mantenere un buon rapporto anche se stavano lontani. Il diario intanto era lì, che aspettava di essere aperto. Di nuovo.