Creato da docsamurai il 23/04/2009

SUBARAU

per una nuova etica del Kendo

 

INTERLOCUTORI CERCANSI!

Questo blog è di tutti. Qualcuno scrive, ma consapevole che i Vangeli sono già stati redatti. Qui ogni affermazione è discutibile. Cerchiamo sinceramente interlocutori sereni e critici per un confronto utile a tutti. Leggeteci e, soprattutto, dateci del Vostro. Il Kendo ne ha bisogno.

 

IL DECALOGO DELL'ARBITRO DI KENDO

1. Seguire corsi tecnici tenuti da attuali competenti per futuri competenti

2. NON arbitrare in tornei importanti senza un'adeguata esperienza

3. Farsi la confessione e la comunione prima di ogni gara. Se non credenti o se appartenenti a religioni che non prevedano nè l'una nè l'altra, farsela lo stesso. Aiuta.

4. Dotarsi di adeguati apparati ottici dopo essersi sottoposti a visita oculistica specialistica.

5. Ascoltare i consigli dei Maestri che conoscono veramente il kendo: poco importa il numero dei dan, molto importa la capacità tecnica e di spirito.

6. Spogliarsi da ogni sudditanza e acquisire personalità di giudizio

7. Rifiutare il nepotismo

8. Rigettare l'esterofilia

9. Mettersi in discussione

10. E, soprattutto, rispettare i kendoka

 

 

 

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CONI o non CONI? Ma che dilemma!

Post n°3 pubblicato il 29 Aprile 2009 da docsamurai


CONI (nel senso di Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e Kendo sono elementi che già da anni vengono nominati secondo una strana dinamica che a tratti li vede sul punto di uno sposalizio in stile hollywoodiano, a tratti, invece, li mantiene separati come se fra essi fosse inevitabile un profondo abisso.

Alle vicende a tutti note relative al dilemma CIK/FIK – e che vi risparmio in questa sede perché è venuto a noia, e per non sollevare vespai che non mi interessano – di recente si è sentita, da qualche parte, la notizia che la FIS (Federazione Italiana Scherma), primo step verso l’avvicinamento al CONI, avrebbe manifestato interesse a “inglobare” - verbo fastidioso ma realistico - il mondo del kendo per favorirne il sostegno e la promozione.

Del resto, per quanto giapponese, il kendo sempre scherma è.

Rimane però il fatto che, sin qui, si sia trattato solo di parole e voci: nessuna joint venture è intervenuta di fatto tra federazioni kendistiche (espressione che per alcuni è già una bestemmia, poiché l’unica federazione riconosciuta sarebbe la CIK) e FIS o CONI.

Chi ne sa di più afferma che, in effetti, di fusione con la FIS si starebbe ragionando, ma più da parte della FIK che della CIK. Il che dovrebbe sorprende, giacché è strano pensare che una non federazione (la FIK) possa avere più chance di una federazione a tutti gli effetti (la CIK).

Ma – ecco il punto – si tratterebbe davvero di chance, per la CIK? O piuttosto di un impiccio? Mi spiego meglio.

Ciò che la FIK è stata e non è più da tempo risulterebbe favorita da una così significativa fusione: il suo nome ed il kendo da essa rappresentato balzerebbe agli onori di una considerazione sportiva ufficiale e nazionale, pronta a fare il gran balzo nel caso in cui il kendo divenisse disciplina olimpica, come tutti si auspicano e come meriterebbe visto che anche la gara del “chi sputa più lontano” è sul punto di ammantarsi del drappo con i cinque anelli.

In teoria, un vantaggio simile dovrebbe far gola anche alla CIK. Con delle controindicazioni, però: perché tutti i ruoli di micropotere verrebbero messi in discussione, presidenza e vicepresidenza decadrebbero (ogni cosa, ricordiamolo, passerebbe sotto l’egida della FIS), incarichi e ruoli verrebbero rimescolati e non pochi, che della CIK fanno loro personale appannaggio, si troverebbero defraudati di alcuni vantaggi: ad esempio, di girare il mondo per stage e viaggi a spese dei singoli ed inermi kendoka italiani, i quali pagano annualmente l’iscrizione a una federazione che risulta poi inesistente sotto ogni aspetto.

Quando la FIK era FIK (e lo dico senza partigianeria, ma con senso storico), i kendoka usufruivano di vantaggi che, in fin dei conti, convergevano tutti in una concreta promozione del kendo: più tornei, maggiore possibilità di spostamento per le gare e, quindi, di confronto tecnico e agonistico. E molto altro. Oggi la CIK non assicura nulla: neanche, di quando in quando, la gratuità di qualche stage, richiedendo invece costi che, ad avviso di molti, sono esorbitanti.

In altre parole: i kendoka vivono per il loro kendo, e la federazione vive…grazie ai soldi dei kendoka? Non è accettabile.

Alla CIK noi tutti – o meglio, tutti coloro che la pensano come me, e che non sono pochi – chiedono un investimento morale che muova verso il bene del kendo e non del vantaggio personale.

Il kendo non ha bisogno di federazioni, stando così le cose: in questi termini, infatti, essere stretti in una struttura talmente miope ed angusta non procura vantaggi a nessuno. Non c’è respiro, non c’è libertà, non c’è promozione.

All’apertura dell’XI torneo Mu Mun Kwan, il presidente della CIK - con un discorso breve ma compunto e solenne - ha sottolineato la volontà federale di riconoscere l’aspetto privato di alcuni tornei, pur tributando ad essi una sorta di patrocinio morale. Al sentire queste parole, espresse con una gravità quasi ridicola, ho sorriso mio malgrado alla spudoratezza di questa persona che, manipolando tutti i presenti, in realtà tirava fuori sé e la federazione da ogni e qualsivoglia responsabilità istituzionale, pur tenendosi vicino all’eventualità che i meriti di un torneo quale il MMK potessero, in qualche modo, illuminare anche la CIK.

Penoso.

Trovo che il kendo italiano meriti di più. Esso merita impegno, serietà, affetto, responsabilità; merita contributi, organizzazione, servizi; merita, in altre parole, promozione.

Che poi a garantire ciò sia un ente denominato CIK, FIK, FIS o CONI, ai kendoka non può fregare di meno.

 

Il kendo ai kendoka, dunque. La politica, cortesemente, altrove.


Tachiro Kengi

 

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Tachiro Kengi il 04/05/09 alle 10:48 via WEB
Ringrazio Musashi per la sua precisazione che trovo puntuale e importante. E' un motivo in più per riflettere su situazioni che nulla hanno a che fare con il kendo puro e che, per di più, lo sviliscono e oltraggiano. Vuol dire che chi rimarrà fuori e fregato troverà modo alternativi per vivere la propria samuraità. Un abbraccio a Musashi.
 
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