Sublime Follia

Per non dimenticare....un racconto per voi...


Se la sofferenza avesse forma, sarebbe il mare…inoffensivo al primo sguardo, rilassante ed insidioso, dirompente e distruttivo, lascia dietro di sé detriti, morte e disperazione, ritirandosi repentino e promettendo, con tramonti di porpora, tempi migliori.È l’alba del giorno dopo.Fotogrammi del passato…piccole onde che fanno da cornice alle ragazze che raccolgono conchiglie sulla spiaggia, un tiepido sole tropicale che riscalda le prime ore del mattino……Da anni sognava le Maldive: sguardi sognanti e sospiri al poster che riempiva la parete del suo triste ufficio..…E ora era lì…Lei si era svegliata presto, passeggiava sulla riva…lui contemplava dalla loro stanza al terzo piano dell’albergo la sua bellezza……lei che ora prendeva il posto del mare che pian piano si ritirava…Surreale come un sogno…crudele come solo la natura può essere..Improvvisamente, il mare tornava per riprendere quello che gli apparteneva…con rabbia, si gonfiava sotto i suoi occhi impassibili, fermi sul corpo della sua ragazza che cercava con lo sguardo un impossibile via di fuga…..con le mani, stringeva la maniglia della finestra, un sussulto gli si bloccò in gola……E lei sparì…in silenzio come la più bella delle ninfe sotto la furia di nettuno.Troppo tardi……l’acqua aveva raggiunto anche quella costruzione..Osservò inerme chi, con un ultimo disperato gesto, cercava di aggrapparsi alla vita……l’albergo iniziò a vacillare…e lui corse giù per le scale…corse…senza una meta, su per la montagna, lontano dalla furia di quel dio rabbioso che gli aveva portato via tutto…Lo spettacolo che gli si presentava era agghiacciante…lo stesso Dante non avrebbe potuto immaginare un inferno del genere…il paradiso che per due giorni gli aveva fatto dimenticare il grigiore dell’inverno, non c’era più…sentiva le urla di dolore di chi, dall’alto di un albero, seguiva con occhi terrorizzati, gli uomini sparire sotto l’acqua scura…vedeva case crollare sui loro abitanti ancora addormentati..…e infine il mare che ormai sazio tornava al suo posto..Arrivavano i primi soccorsi…si frugava tra le macerie e la terra rivelava le sue macabre sorprese…così, la riconobbe…sporca di fango e alghe..la morte non aveva ancora preso possesso della sua bellezza…Continuava a meravigliarsi di essere sopravvissuto…Voci alle sue spalle lo riportavano alla realtà…“Bisogna bruciare i cadaveri…”…La salutava per sempre… il penultimo dell’anno…avvolta in quelle fiamme rosse come il tramonto che avevano osservato il giorno prima e alte come le onde che l’avevano travolta…E mentre giocava con il fumo, cercava di abbracciarla per l’ultima volta…