Come le palme al...

Cure


Buongiorno Novaresi, dopo la nostra digressione in Italia negli anni '80 con i CCCP, torniamo a quello che succedeva nella più grande fucina musicale mondiale alla fine degli anni '70: the UK. Nello stesso periodo in cui i Sex Pistols propagandavo l'anarchia nel Regno Unito, un altro gruppo provvedeva a cambiare le atmosfere musicali con suoni e look inquietanti: i Cure, capitanati dall'enigmatico Robert Smith (21 aprile 1959).
Gran bulbo a fontana di capelli neri crimperati, rossetto sbavato, occhi cerchiati da matita nera, pallore di ghiaccio sulla pelle, vestiti rigorosamente neri, i Cure si impongono nel 1978, dopo anni di gavetta, con il primo singolo che appena nato è già uno scandalo: "Killing an arab". Il brano, dall'apparente titolo razzista, si rifaceva al grande capolavoro di Albert Camus "Lo straniero", che se nessuno ha letto lo consiglio caldamente. Già da questo esordio si capisce immediatamente la netta differenza, anche a livello di contenuti non solo musicale, fra il movimento punk e quello dark. Il punk era volutamente trucido, di rottura, politicamente impostato. Il movimento dark era colto, si rifaceva a letture alte, era una negazione passiva alla società imperante. Il nero che dilagava negli abiti dichiarava un non voler accettare le mode, di qualsiasi tipo, per imporne pacificamente una propria di negazione. E sicuramente l'anima sempre al limite dell'esaurimento di Smith contribuì enormemente a questa atmosfera cupa. A mio avviso, l'album più significativo (di cui conservo il vinile come se fosse un gioiello di famiglia) rimane a tutt'oggi Pornography. Questo album è un trionfo del nichilismo. Ne ebbe poi a dire Robert Smith: "Cantavamo: «Non importa se moriamo tutti». Ed era esattamente quello che pensavamo a quel tempo." Ed è anche l'ultimo album veramente dark, prima della svolta commerciale che io ripudio. Li ascoltiamo in questa meravigliosa A Forest, con un Robert Smith giovanissimo: http://www.youtube.com/watch?v=HY7wuV_C1oI