Latte di nuvole

Post N° 80


Le parole spesso non sono così oggettive, chiare e impersonali da essere completamente condivisibili dal nostro interlocutore. Sarà capitato a tutti, una volta, di dire "fiore" pensando a una rosa mentre chi ci stava davanti pensava a una viola. Non ci dovrebbe stupire molto, le parole sono un prodotto della nostra mente, che per definizione è solo "nostra". Di certo non si può chiedere a chi ci ascolta di entrare nella nostra testa per capire cosa noi pensiamo veramente quando parliamo. In fondo noi abbiamo creato la nostra lingua: essa riflette quello che noi siamo, la nostra società, la nostra cultura, i nostri problemi. Non è colpa della lingua se io mostro una rosa e chi mi sta davanti riflette una viola. Dipende tutto dal nostro intimo, dalla nostra esperienza, da quel cumulo di di sensazioni, emozioni, suoni, immagini, pensieri che è la nostra anima. Ognuno coglierà sempre i fiori del suo giardino, non potrà cogliere quelli dell'altro. Eppure noi riusciamo a comunicare perchè la nostra lingua possiede in ogni caso un nocciolo duro, una sorta di riassunto della parola che ci permette di capirci con l'altro. Per intenderci, rosa o viola, sempre fiori sono. Siamo così anche noi, così diversi interiormente ma alla fine uniti da qualcosa che forse potremmo chiamare vita o umanità. Così sono anche queste poesie: così personali e intime ma con un fondo comune, raggiungibile da tutti. "Ti porgo la mia rosa forse in mano a te sarà una viola, ma tra le braccia avremo lo stesso, entrambi, dei fiori". Quando nella mia mente si è fatta chiara la consapevolezza che i pensieri, le immagini e i sentimenti, pur nella loro unicità personale sono universalmente sentiti, quando le emozioni hanno perduto il loro carattere relativo, ho voluto condividerle con chi volesse ancora una volta riuscire a sentire le parole nei silenzi, ed i silenzi nelle parole. note dell'Autore da Chiaroscuri dell'Anima di C. di Gruttola