sullapelle

magia di zucchero


Nei pomeriggi di fine estate, quando ormai il mare era stanco, quando il sole scappava prima che facesse notte, sentivo nell'aria un profumo d'attesa. La radio andava di sottofondo ai miei occhi alzati per aria. Lei era di poche parole, quelle necessarie ad accompagnare il giorno. Eppure il tempo scorreva sempre pieno. Sembrava distratta, la sua operosità era lenta ed inesauribile. Per i miei piedi di bambina troppo misteriosa. -Nonna che facciamo? -Prendi le uova -E che facciamo? -Sali sulla sedia La farina, lo zucchero, il latte, il burro, le uova. Nessuna bilancia. -versa la farina... piano -Nonna quanta? -A mesura! La magia si apriva da subito. Le mie dita diventavano formiche bianche, pronte a rubare la sorpresa prima che uscisse dal cappello. -Ferma... -Un pochino nonna -Ho messo il lievito, ti fa male al pancino -Dai nonna soltanto un pochino Il dito scivolava sulle pareti della ciotola e morbidamente strisciava sul bordo. Il movimento era fluido e deciso. Come un uncino di pane, non perdonava. D'improvviso sembrava distrarsi. Impossibile ma vero. Un angolo miracolosamente sfuggito all'arma. Lei si voltava e procedeva verso il forno caldo. Io in punta di piedi mi preparavo a terminare la magia. -Serena... aspetta Il cappello stretto nella cavità del braccio e l'uncino pronto. Un giro deciso ed ecco fatto. L'uncino diventava pane dolce, da succhiare con lentezza e decisione. mentre i miei occhi accesi di zucchero e farina si perdevano tra i suoi sorrisi leggeri, appena accennati.