cahiers de doléances

Morelly, Codice della Natura (1755)


Parte seconda Particolari difetti della PoliticaTutti i moralisti sostengono che l’idea di uguaglianza è una di quelle che più ripugnano al carattere degli uomini, che nascono per comandare o per servire. Coloro che hanno pensato un sistema di governo del popolo, hanno pensato che l’uomo fosse per natura come lo hanno trovato all’origine dei loro sistemi. Erigendo il loro sistema su questa teoria, non deve stupirci che all’atto pratico essa abbia trovato gli uomini poco disposti ad accettarlo, e sono stati obbligati – per costringerveli – a fare leggi dure contro le quali la Natura non cessa di ribellarsi, perché esse capovolgono il suo ordine e non lo ristabiliscono affatto.I nostri filosofi dicono che è moralmente impossibile che in una società i beni fisici della vita siano o restino ugualmente distribuiti; è dunque assolutamente necessario che ci siano i ricchi e i poveri. Regolata questa ineguaglianza di fortuna e compensata con buone leggi, deve risultare una perfetta armonia, dicono.Ma questo ragionamento si fonda su una assurdità: perché fondare la mutua dipendenza e l’assistenza reciproca con un espediente così pernicioso come l’ineguaglianza di fortuna, quando la natura offriva altri mezzi più semplici?I legislatori e riformatori non hanno saputo correggere gli abusi , abolire il vizio (la pigrizia) e invece di far rivivere le costituzioni primitive della Natura, hanno preso cose e persone nello stato in cui si trovavano o semplicemente hanno qua e là applicato qualche puntello che potesse sorreggere la sociabilità. Spesso coloro che hanno fatto le leggi hanno lavorato a perfezionare l’imperfezione stessa.Mentre Montesquieu ha fatto conoscere lo spirito delle leggi, Morelly vuol far vedere perché le leggi umane sono tanto soggette a frequenti cambiamenti e a mille inconvenienti dannosi.Le nostre leggi, stabilendo una distribuzione dei prodotti della Natura e con il dividere ciò che doveva rimanere indiviso, hanno aiutato e favorito la rovina di ogni principio di sociabilità. Hanno infranto il primo legame della sociabilità mediante il possesso usurpato dl suolo che sarebbe dovuto indivisibilmente appartenere all’umanità intera. Morelly sostiene che leggi dovevano limitarsi a regolare non la proprietà, ma l’uso e la distribuzione di quelle instabili. La falsità del Diritto civile e del Diritto delle genti: essi presuppongono sempre una perversità naturale che non è affatto nell’uomo. Il primo dice: “non fate agli altri quello che non vorreste che fosse fatto a te”; esso ammette come presupposto che gli uomini possano seriamente pensare a danneggiarsi fra di loro. Il che non accede mai se le leggi stesse non li esponessero spesso a questa necessità. La Natura non prescrive: “non nuocere”, dice soltanto: “fa’ tutto il bene che vorresti tu stesso ricevere”. Il principio del diritto dunque è vero solo in certe condizioni. Per esempio, posti il mio e il tuo, come oggetto di discordia, la legge doveva stabilire che qualunque ineguaglianza vi fosse stata nella divisione, non sarebbe stato lecito a chi aveva avuto meno di turbare quello che aveva avuto di più. Bisognava indurre il meno felice e lo sfortunato a sottomettersi alle decisioni delle leggi umane con questa poco consolante considerazione: “se tu ti trovassi per primo degli stessi vantaggi, sopporteresti che qualcuno te ne privasse?”. Ecco il vero senso della vostra prima massima di equità.Ma di cosa dovrebbero privarsi gli uomini quando fossero uguali nel godere le cose necessarie alla vita? Da quel primo assioma derivano tutte le false conseguenze. Lo spirito del cristianesimo avvicina gli uomini alle leggi di Natura, ma non si è mantenuto nel corso del tempo. Esso difese meglio i suoi misteri della sua legge morale. Presto si conformò alle istituzioni politiche, si associò alla proprietà e all’interesse, contraendone i vizi… La plebe, cambiando semplicemente genere di superstizione, restò quel che la politica ordinaria e l’impostura avevano interesse che continuasse ad essere.L’interesse e la proprietà ora associano gli uomini, ora li soggiogano e li opprimono. I saggi dicono che i principi della democrazia sono la probità e la virtù, l’aristocrazia si sostiene con la moderazione, la monarchia si fonda sull’onore, il dispotismo si basa sul timore. Secondo Morelly, tutti si basano, più o meno, sulla proprietà e l’interesse, sui fondamenti più rovinosi.Perché pensare di mettere in equilibrio nel pubblico bene attraverso la cosa che maggiormente è capace di distruggerlo? Cioè la proprietà, la quale porta l’uomo all’usurpazione. E’ vero, gli uomini devono essere governati, ma da quando la comunità degli uomini è diventata una cieca moltitudine? Da quando la proprietà e l’interesse hanno posto una discordanza varia e complessa tra le volontà, per cui nessuno ha una giusta idea di ciò che costituisce l’essenza dl vero bene di una società. L’oppressione si è sempre assunta il compito di soffocare queste idee che renderebbero l’uomo veramente libero perché ragionevole. Non meraviglia che il popolo sia diventato un’accozzaglia tumultuosa, la cui violenza la legge cerca di contenere, e neppure che i padroni esistano per dirigerla con forza e autorità verso il bene che spesso neppure conosce. Un popolo è spesso destinato a rendere felici pochi mortali a spese della sua quiete e della sua felicità. E si favoriscono tutti gli errori e tutte le opinioni che lo tengono in questo avvilimento.