suni à paris

ITALIA


Casa materna -e paterna- immersa nel freddo gelido delle alpi che la sovrastano. La campagna è addormentata e quasi monocroma, con oasi di piante ancora rossastre e persino vagamente verdi che perdono foglie come gocce di pioggia.Ho avuto tutta una serie di casini e difficoltà per scendere, perché il bancomat in Francia si è mangiato la mia carta di credito e alla stazione non volevano darmi il mio biglietto e insomma ho corso avanti e indietro tra boutiques sncf come una minchiona per due giorni.Ma vabbé.Intanto, Parigi ci regalava alcune altre giornate di discreto bel tempo. Non troppo freddo, sole bianco e tiepido, luce chiara.L’altra settimana mi è successa una cosa che non mi succedeva da un sacco, ma un sacco di tempo.S’era a sabato sera. Irene Barcelona ci ha invitati tutti quanti a cena da lei per fare una specie di cremaillère –che, per la precisione, sarebbe il modo in cui i francesi chiamano le feste d’inaugurazione degli alloggi- e siamo andati lì a mangiare con delle bottiglie. Simon, come suo solito, si è strafocato come se fossero in due. E’ troppo spassoso, è magro magro tutto ossa e mangia come un branco di leonesse. Io sono riuscita a rovesciare del vino sulla moquette e tutti quanti abbiamo blaterato a vanvera per ore. Ma è successo che all’una, quando Marta è uscita per prendere l’ultima metro, ho dovuto andare anche io. E non tanto perché fossi effettivamente ancora malaticcia, ma soprattutto perché avevo questo impulso irrefrenabile a scrivere. Era un sacco di tempo che non mi succedeva di dover mollare una festa o un momento piacevole di uscita con amici perché non resistevo allo scrivere. E’ una sensazione meravigliosa. Sono entrata in casa sorridendo, mi sono aperta una birra Ed e mi sono seduta davanti alla tastiera fino alle quattro e mezza, quando Blanca è rientrata a casa con Elena.Domenica mattina ho riletto, e la mia giornata è stata meravigliosa. Non che avessi buttato giù un capolavoro ma un paio d’idee erano buone e poi si vedeva che era tutto molto ispirato. Questo mi piace. Detesto quando le parole faticano a susseguirsi, perché alla lettura si percepisce l’inceppamento.Venerdì scorso, invece, Imad è venuto a cena da noi. Io e Marta abbiamo messo su un menù che spaccava proprio, composto da pasta con i broccoli façon Almà (la mia supermamma), polpette al latte della Martita che erano troppo libidinose e tiramisù doppio strato che strabordava dalla teglia.Ovviamente Imad e il suo amico sono arrivati con un paio d’ore di ritardo perché –parole sue- se sono abituata ai ritardi degli spagnoli, non sono abituata a niente in confronto a quelli arabi.Mi ha fatto veramente paura... Hehe.