suni à paris

FA FREDDO


Parigi ha deciso che l’inverno è arrivato.Stasera fa così freddo che non si può nemmeno fingere di essere abbastanza coperti, ma solo battere i denti e incassarsi nelle spalle sperando di raccogliere un po’ di calore corporeo. L’aria sembra fatta di spilli di ghiaccio che si conficcano non solo in ogni centimetro di pelle scoperta, ma anche attraverso pantaloni, giacconi e scarpe, indifferenti alla resistenza di lana, piume e cuoio.Ho passato alcuni giorni di chiusura. Sono uscita di casa a stento, per pochi minuti al giorno, presa mio malgrado dalla tesi che, adesso che manca un passo, avanza a stento, malvolentieri. Giornate passate davanti allo schermo buttando giù poche frasi, isolata da tutti, con incursioni generose di Blanca che mal si rassegnava al mio mutismo assente. Non ho nemmeno capito bene a cosa fosse dovuto, poi. Forse alla confusione, all’incertezza per quel dopo che ignoro, così interrogativo e assolutamente incognito, per il quale al crescere delle domande che mi pongo corrisponde un proporzionale aumento della confusione. Ma tant’è, dopo la tesi tra me e questo baratro di incertezza non rimarranno più alibi né palliativi, e questa cosa deve avermi fiaccata, perché da tempo non mi sentivo così apatica e insoddisfatta.E poi, ieri sera è arrivata Viviana da Trieste. Siamo rimaste su fino alle quattro, in cucina col the verde e i suoi biscottini udinesi, a parlare senza smettere un attimo, discorsi filosofico-esistenziali su di noi, aspettative, incertezze. E nonostante io, dopo, non abbia praticamente chiuso occhio, stamattina mi sono alzata e qualcosa era cambiato. Ho finito un capitolo di tesi, mi sono persino vestita decentemente e pettinata, e alle sei sono uscita per raggiungerla alla Maison de la Photò, e Parigi mi ha investita di nuovo come un treno. Il Marais mi è sembrato letteralmente il posto più bello del mondo, con le sue viuzze e i palazzi vecchi, lindi e armonici. Dopo l’esposizione di foto, siamo andate in una birreria lì vicino, dove mi aveva portato il mio caro Matthias l’anno scorso, io lei e Aurelie, la sua amica francese. E poi, un bella sbafata del falafel migliore di Parigi –e forse del pianeta- per concludere degnamente la serata, durante la quale mi ha anche chiamata Imad per sapere che fine avevo fatto, offeso all’esagerazione per non aver più avuto mie notizie, ma che poi ha finito per invitarmi al cinema venerdì e ad una festa sabato sera.E dall’Italia un amico, mio malgrado, mi ha fatto sapere che ha scoperto un mio segreto. E in fondo va bene così. Stasera il mondo mi piace.Respiro di nuovo aria serena.E mentre volente o meno mi metto in discussione, tante cose mi affollano la testa. Perchè adesso che dovrà iniziare una nuova fase, mi sembra di aver voglia di riordinare tutto, per poter cominciare al meglio, quasi volessi fare un inventario di me stessa e del mio rapporto col mondo che mi circonda. Tante cose mi si affacciano alla mente, cose che non voglio e non posso trascurare. Non voglio inziare un nuovo pezzo di vita con rimorsi o incertezze o problemi da chiarire. Voglio che tutto sia limpido e netto, nel bene e nel male. E, tra l'altro, voglio parlare con Carlito.Se mi guardo, mi rendo conto che ho spesso l'atteggiamento di lasciarmi scorrere le cose addosso, di non agire ma lasciarmi reagire quasi passivamente, vivendo di conseguenza. E non mi va, non è quello che voglio. Voglio arrivare al giorno in cui la Nera Signora chiederà il suo tributo e potermi guardare indietro dicendomi che anche volendo non avrei potuto fare più di così, in qualsiasi ambito. Per cui, amici miei carissimi, vi dico questo ora, e tagliatemi le mani se vedrete che non lotterò per ottenerlo: voglio fare lo scrittore, e voglio conoscere il Cile. Ci ho messo vent'anni e più a prenderne atto e a dirlo ad alta voce, ma se per così tanto tempo dei sogni ti rimangono rannicchiati sottopelle e non se ne vanno, mai, allora penso che la cosa migliore da fare sia cercare di dar loro una consistenza concreta, di renderli il più possibile realtà. E se anche non hanno senso, magari l'avranno quando saranno veri, o quando saranno dimenticati per cause di forza maggiore.Sorrido, ed è molto piacevole.