suni à paris

ATTO SECONDO (O TERZO?) - 2008


Eeeh, già. L’anno è passato e io come al solito non me ne sono nemmeno vagamente resa conto. Così, as usual, mi sono ritrovata al giorno di Natale d’improvviso, come una povera mentecatta, e poi era il mio compleanno e poi capodanno. Le uniche due cose che ho fatto coscientemente in queste settimane sono state mangiare –tanto, troppo, infinitamente- e rifiutare i festeggiamenti del 31. Per il resto, complice anche la salute quantomeno deprecabile, ho vegetato nell’inverno della campagna, con abbondante nevicata finale che ha imbiancato il mondo intorno a casa.E poi ieri, finalmente, aereo, rer, metro: casa. A Parigi fa stranamente un po’ meno freddo che lì, ci deve essere una differenza di quattro o cinque gradi. Ma c’è tempo di pioggia ed è umido. La legge antifumo è arrivata anche qui e viene persino rispettata.Quando sono uscita in strada a Barbès mi sono sparata nelle cuffie la canzone di Pulp Fiction e mi sono incamminata con la mia valigia, il Boulevard mi sembrava persino grazioso e avevo voglia di ridere. A casa Sim e Cotie mi hanno accolta con mille auguri e ci siamo aggiornati rapidamente, c’era anche un loro amico che è andato via stamattina e vive in Katar. Siamo andati a mangiare il couscous gratis qui accanto in Africa, a Chateau Rouge, poi è arrivato un collega di Cotie della biblioteca, poi abbiamo iniziato a chiacchierare con una coppia al tavolo accanto, due messicani lei giovane lui sulla cinquantina che hanno fatto tre anni di viaggio in bicicletta attraverso il Sudamerica. Credo che mentre li ascoltavo mi brillassero gli occhi.Così ci siamo incamminati tutti insieme per andare in un localino che sapeva Simon, e che si è rivelato chiuso, ma lì vicino ce n’era un altro in cui suonava un gruppo e ci siamo fermati. I ragazzi erano molto bravi, facevano un jazz latino molto coinvolgente e siamo rimasti fino alla fine a ballare. Poi, ultima tappa qui da noia  casa con birretta e porro conclusivi.Mi sono messa a dormire nel mio letto e mi veniva da sorridere, avviluppata nel piumone nella mia stanza.Questa è casa.