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Post n°18 pubblicato il 29 Marzo 2011 da ventino1948
Capita tutti gli anni che, all'arrivo della primavera, il gestore del Rifugio, smaltita la fatica della stagione estiva, fatica nervosa più che fisica, stress indotto da rumorosi gitanti che, arrivando in chiassosi gruppi, pensando di poter avere nel Rifugio alpino lo stesso servizio che si ha in un bar o in un ristorante di città, dicevo, smatita la fatica nel riposo invernale sente il richiamo del suo Rifugio e desidera solo ritornare lassù, fuori dall'impegnativa vita sociale della pianura. Così improvvisamente, sempre per vie traverse e quasi per caso, i soliti noti vengono a sapere che nel fine settimana il Rifugio sarà aperto, e chi per una via, chi per l'altra risalgono vaj e coste ancora abbondantemente innevate, di una neve primaverile, che richiede infinita fatica perché i primi tepori primaverili la rendono bugiarda, tenera come il burro. E alle 11, 11 e 30 ci si ritrova nel bar del Rifugio, davanti ad una "radler", birra e lemonsoda per chi non la conosce, a chiacchierare allegramente, felici di ritrovarsi, dopo la lunga stagione invernale, ancora lì, nel posto amico, dove trovi sempre un riparo al vento, alla pioggia. Dove trovi il conforto di una bibita fresca, che scende a rinfrescarti ed a bagnare la gola, arida per la fatica, un piatto di pastasciutta per ritemprare le forze spese nella salita. Quest'anno ci siamo ritrovati in quattro, perfetto numero, piccola ma affiatata compagnia. L'amico gestore si è messo ai fornelli, ci ha preparato una semplice pasta al pomodoro e piselli, un pezzo di formaggio, due bottiglie di Prosecco che noi abbiamo portato nello zaino per festeggiare la riapertura e tutti e quattro assieme abbiamo consumato il nostro pasto, tra chiacchere, battute scherzose e brindisi, felici di ritrovarci lì ancora una volta anche quest'anno. Quattro generazioni eravamo, 80, 63, 53, 37 anni. Eppure eravamo come fratelli, contenti solo di essere lì in quell'occasione, in quel momento che ogni anno ci dà una particolare emozione. Fuori dalla finestra vedevamo inabissarsi i canali innevati, nella loro veste ancora invernale, laggiù in mezzo alla nebbie che la calda giornata di sole sollevava, era la pianura, le città, le strade, la gente. Ma per noi non esisteva, per qualche ora eravamo ancora per una volta, ancora per quest'anno, quattro amici alla riapertura del Rifugio. Speriamo di ritrovarci anche l'anno venturo e, intanto, grazie Renato per la pastasciutta! |
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