Supermagog

Il potere dei blog


Leggo il (bel) post di Kolben sul potere dei blog e la risposta tecnoentusiasta di Pratellesi (direttore di Corriere.it). Ho molte perplessità in merito. Punto primo: i dibattiti televisivi non sono insensati, perché la televisione è il mezzo di informazione più usabile che esista in circolazione: è passivo. Il web nemmeno per idea. E neppure il giornale, visto che devi andare a comprarlo in edicola. Dunque sono mezzi più elitari e meno diffusi. Banalmente la Tv è il mezzo di comunicazione più utilizzato a livello di massa ed è per questo che è il più "controllato". Il pubblico che raccoglie un dibattito televisivo in mezz'ora, prime time, è infinitamente più grande e più vasto (in termini di target) rispetto a quello che si può raccogliere con la rete in un paio di ore. La rete parla ai giovani, a un pubblico scolarizzato. Non parla alle casalinghe, ai vecchietti, e a tutte quelle persone che non sanno usare, non vogliono usare, non hanno a casa un pc perché non hanno i soldi per comprarlo (ce ne sono). Dunque i dibattiti televisivi non sono assolutamente insensati e il potere dei blog non deriva certo dalla inutilità dei dibattiti tv. Sono al momento due piani non paragonabili per potenza e importanza mediatica. Poco importa le modalità con cui vengono realizzati. Punto secondo: il male che affligge i quotidiani italiani è un male secolare. I quotidiani nostrani non parlano al pubblico. I quotidiani parlano agli addetti ai lavori e per gli addetti ai lavori decidono la notiziabilità dei fatti (lenzuolo al poltico di turno). Manca in Italia un giornale popolare, non è una novità. Non abbiamo "The sun" non abbiamo un "Daily mirror". Domanda: si può parlare di politica o di finanza con il gossip? Risposta: Dagospia. Cioè: si può eccome. C'entra questo con lo spazio per i blog? Forse. Ma non è che siccome adesso tutti possono scrivere grazie a un blog risolviamo il male che affligge i quotidiani italiani. I due punti sono indipendenti tra di loro, almeno a me sembra così. Punto terzo: vero che ci sono meno dibattiti politici, meno piazze, meno incontri con gli elettori da parte dei politici. Ma non si illudano i politici che la rete possa sostituire l'incontro fisico con l'elettore. Non è così. Io in rete ci vivo da dieci anni, ma quando ho da fare riunioni importanti non c'è videoconferenza che regga. Prendo un aereo e mi siedo a tavola con i miei interlocutori. E questo lo sanno bene i politici di pelle, quelli che ci sono nati. Perché la rete è fredda, con la rete trasmetti meno emozioni. E la politica è soprattutto emozione e sogno. Detto questo: la rete ha tantissime e uniche qualità. E' fredda ed è una qualità. Permette di riflettere, di ragionare, di assimilare. E' un grande archivio e ha grande memoria. In rete trovi leggi, citazioni, fatti di dieci anni fa con un click. E con un click puoi verificare quanto trovi scritto. La rete annulla le distanze, anche psicologiche. In rete cadono barriere per cui è più facile che molti utenti urlino in rete al politico "sei ridicolo" piuttosto che dal vivo. E anche la forza dell'anonimato che permette tutto questo. Bene, tutto questo vuol dire che i blog influenzeranno l'agenda degli altri media e influenzeranno l'opinione pubblica sempre di più in futuro? Magari, ma non sarà così facile, non così a breve. E' fino troppo facile ricordare l'esperienze di Scalfarotto alle scorse primarie. Il candidato dei blogger raggiunse un misero 0,... Ritorniamo al pensatore francese Bernard-Henri Lévy citato da kolben: questo sara' "l‘anno dei blog: quando si è capito che i giornali potevano sparire perché tutti erano giornalisti, ciascuno aveva il suo punto di vista, e tutti i punti di vista avevano egual valore." Dubito che sarà così. UGC. User generated content: i contenuti generati dalla rete. L'idea è rivoluzionaria, certo. Ma chi governerà questo overload informativo? chi deciderà se una notizia è tale oppure no? chi la rilancerà sui grandi mezzi di informazione? I giornalisti. Saranno i giornalisti che dovranno fare il loro mestiere di sempre: aprire i cancelli. Poco importa se un giornalista è diventato giornalista per un esame dell'ordine o si è formato in rete con un blog. E' solo un mercato più aperto e competitivo. I blogger che emergeranno svolgeranno sempre e solo un mestiere: quello di giornalista. E ancora: presto o tardi i blogger di lungo corso si scontreranno con il concetto di "autorevolezza" - "attendibilità". Ci vuole molto impegno per costruirsi autorevolezza. Pocchissimo, un paio di notizie fallite, un paio di analisi errate, per giocarselo con un nonnulla. Se la rivoluzione è: tutti possono scrivere senza il tesserino amaranto in tasca - sì, è vero, siamo in piena rivoluzione "da blog". Se però si pensa che la blogosfera sovvertirà le regole base della comunicazione, no, non è così La blogosfera fa parte del sistema comunicazione. Nel momento in cui è entrata a farne parte ne ha modificato l'equilibrio: tutti gli altri mezzi si stanno adattando. Si stanno aprendo alle relazioni, al confronto all'idea del web 2.0- Ma il sistema di cui anche i blog fanno parte tornerà in equilibrio molto presto.