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Scala, un Don Giovanni da dimenticare

Post n°8 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da eleperci
 

di ELENA PERCIVALDI

Gustavo Dudamel è venezuelano, ha 25 anni e la faccia simpatica, con una massa di riccioli neri che agita forsennatamente sul podio: tanto basta per farne un personaggio adorato dai media e dalle signore di mezza età.  Ma quello che vale (se non è un bluff) deve ancora dimostrarlo. Il “Don Giovanni” andato in scena ieri sera alla Scala di Milano desta molte perplessità. A cominciare dall’allestimento, fondato su due enormi parallelepipedi scuri e semoventi a far da base a tutte le scene, dal ballo al cimitero: forse in un’opera pervasa tanto da forti contrasti quanto da sublimi sfumature variare un po’ non sarebbe male. La regia, affidata al tedesco Peter Mussbach, è molto dinamica ma irritante, a cominciare dal grondante erotismo da angiporto, unica “passion predominante”. La scena è postdatata agli anni 50-60 in un clima alla “Grease”, con tanto di citazione – nella scena della festa di nozze – della gara di ballo, vestiti e movenze compresi: ecco allora Masetto-John Travolta e Zerlina- Olivia Newton John dimenarsi in un improbabile rock and roll sulle note di “Giovinette che fate all’amore”. Quasi tutti i personaggi –non solo l’eroe eponimo – sono trattati come erotomani in preda a fregole incontrollate: Don Giovanni-Marlon Brando de noartri (spolverino nero, petto nudo, pantaloni di pelle, capelli lunghi e aria selvaggia) che palpeggia a destra e a manca e beve a canna, Leporello vestito da gangster che si agita come un buffone dietro alle gonnelle, persino Donn’Anna, a cui dispiace eccome che l’assalto del seduttore non sia andato a buon fine (il solito logoro cliché della Sindrome di Stoccolma). Poi, tanto per gradire, tutti i personaggi quando non finiscono per terra si montano a vicenda come in un baccanale. Ridicolo il Don Ottavio gay-decadente che agita vezzosamente il ventaglietto, mentre il Commendatore sembra un gatto di marmo e non solo quando compare come statua (abbigliato peraltro come un componente dei Rockets). Insomma, una farsa sul cui gusto lasciamo ai posteri. Ovviamente, tutto ciò non è colpa dei cantanti, che invece ce la mettono tutta per superare l’imbarazzo e si dimostrano quasi tutti all’altezza. Carlos Alvarez (Don Giovanni), Carmela Remigio (Donna Anna), Ildebrando D’Arcangelo (Leporello), Veronica Cangemi (Zerlina), Alex Esposito (Masetto), Attila Jun (Commendatore) e Francesco Meli (Don Ottavio). Menzione d’onore per Annette Dasch che ha ben sostituito l’indisposta Monica Baccelli nel ruolo di Donna Elvira, pur non essendo a sua volta al top delle condizioni. Direzione un  filo scolastica, priva dei chiaroscuri richiesti dalla partitura e alla fine persino noiosa soprattutto nei recitativi. Alla fine buu assordanti per la regia, su cui è meglio cali in fretta il sipario.

Repliche: 16, 17, 19, 21, 28, 30 ottobre, 3, 5, 7, 10, 12 novembre.

 

 
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NE PARLANO:

GR2 (RAI RADIO 2): INTERVISTA (9 gennaio 2008, ore 19.30) Dal minuto 20' 14''
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IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2008/12-dicembre/081214.pdf

IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2009/01-gennaio/090110.pdf

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1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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I MIEI LIBRI / 1

ELENA PERCIVALDI, "I Celti. Una civiltà europea", 2003, Giunti (Firenze), pagine 192, euro 16.50

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E IN SPAGNOLO (ED. SUSAETA)

 

I MIEI LIBRI / 2

ELENA PERCIVALDI, I Celti. Un popolo e una civiltà d'Europa, 2005, Giunti, pagine 190, euro 14.50

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Elena Percivaldi, GLI OGAM. Antico Alfabeto dei Celti, Keltia Editrice, formato 150x230 -pagine 176, euro 15
brossura, con xx tavole fuori testo in b/n
ISBN 88-7392-019-5


Il libro è il PRIMO saggio COMPLETO in italiano sull'argomento.

L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”

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Tibet. Land of exile
di Patricio Estay
Skira Editore
pp. 224, euro 39

Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità.  Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.

 

UN MITO

 

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Excalibur
di John Boorman
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