Piccolo è bello, e di gentile aspetto. Così le opere colte di Girolamo il miniatore, che amante dei libri lo era di nome e di fatto. Un’arte calligrafica e raffinata la sua, che cita Mantegna e Perugino. Ma non senza un tocco di originalità... pubblicato mercoledì 28 gennaio 2009 Fu chiamato così dai contemporanei perché viveva di libri. Ma non li scriveva, bensì li illustrava. E lo faceva con la perizia del calligrafo, unita alla mano, ferma ed evocativa, dell’artista di razza. Strana sorte, quella di Girolamo dai Libri (Verona, 1474 ca.-1555). Celebre e apprezzato in vita, dopo la morte finì rapidamente dimenticato. E a poco valse il circostanziato racconto del Vasari, che ne descrisse appassionatamente dipinti e miniature, giudicandolo “tanto grande nell’arte” da offuscare la fama del padre Francesco. A soli sedici anni ottenne la commissione per la Deposizione dalla Croce per l’altare della famiglia Da Lisca nella chiesa di Santa Maria in Organo, pala che destò meraviglia per la finezza dello stile e lo splendore dei colori. Dopo questo debutto, fu un continuo crescendo: il Presepio dei conigli, commissionato dai Maffei, con i due animali trattati in maniera talmente calligrafica da sembrare miniati; i Santi Rocco, Sebastiano e Giobbe dipinti per scongiurare la peste del 1510-12 e i cui volti scorciati e i modellati perfetti sono un chiaro omaggio a Mantegna; la Madonna con bambino e i santi Anna, Giuseppe e Gioachino con il suo enigmatico simbolismo.
L'arte calligrafica di Girolamo
Piccolo è bello, e di gentile aspetto. Così le opere colte di Girolamo il miniatore, che amante dei libri lo era di nome e di fatto. Un’arte calligrafica e raffinata la sua, che cita Mantegna e Perugino. Ma non senza un tocco di originalità... pubblicato mercoledì 28 gennaio 2009 Fu chiamato così dai contemporanei perché viveva di libri. Ma non li scriveva, bensì li illustrava. E lo faceva con la perizia del calligrafo, unita alla mano, ferma ed evocativa, dell’artista di razza. Strana sorte, quella di Girolamo dai Libri (Verona, 1474 ca.-1555). Celebre e apprezzato in vita, dopo la morte finì rapidamente dimenticato. E a poco valse il circostanziato racconto del Vasari, che ne descrisse appassionatamente dipinti e miniature, giudicandolo “tanto grande nell’arte” da offuscare la fama del padre Francesco. A soli sedici anni ottenne la commissione per la Deposizione dalla Croce per l’altare della famiglia Da Lisca nella chiesa di Santa Maria in Organo, pala che destò meraviglia per la finezza dello stile e lo splendore dei colori. Dopo questo debutto, fu un continuo crescendo: il Presepio dei conigli, commissionato dai Maffei, con i due animali trattati in maniera talmente calligrafica da sembrare miniati; i Santi Rocco, Sebastiano e Giobbe dipinti per scongiurare la peste del 1510-12 e i cui volti scorciati e i modellati perfetti sono un chiaro omaggio a Mantegna; la Madonna con bambino e i santi Anna, Giuseppe e Gioachino con il suo enigmatico simbolismo.