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Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 30 Aprile 2008 da eleperci
 

da Classicaonline.com
http://www.classicaonline.com/interviste/28-04-08.html

Intervista al maestro Maurizio Billi, direttore artistico del Festival
e del Concorso Internazionale di Composizione di Novi Ligure
«Il mio impegno per la rinascita
delle bande musicali nel nome
di Romualdo Marenco
»

 di Elena Percivaldi 

 

 

Per i più, oggi, è un nome quasi dimenticato. Ma Romualdo Marenco da Novi Ligure, in provincia di Alessandria, dove nacque nel 1841 in una famiglia di operai, fu musicista e compositore di talento, autore di tre opere teatrali, due operette e una gran quantità di balletti tra cui il celebre Excelsior, andato in scena l’11 gennaio 1881 con esito trionfale, che vide ben cento rappresentazioni in soli nove mesi, sia in Italia che all’estero. Marenco morì a Milano nel 1907, e da allora i suoi lavori sono diventati, a poco a poco, appannaggio di pochi conoscitori. Finché nel 2002 il Comune di Novi Ligure con la Provincia di Alessandria, la Regione Piemonte e un grande sponsor glocal-local come Novi-Elah-Dufour, non ha pensato di intitolare a lui un concorso internazionale di composizione e un intero Festival, affidandone la direzione artistica al M° Maurizio Billi.  Ora i partner della manifestazione sono due:  Novi-Elah-Dufour  per il Festival, e la Campari per il Concorso.
Romano, classe 1964, Billi ha lavorato alacremente al progetto riuscendo ad imporre il Festival e il Concorso all’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori di tutto il mondo, ottenendo lo scorso anno – nel centesimo anniversario della morte di Marenco – anche l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, riconoscimento da sempre sinonimo di qualità e di valenza internazionale.
Abbiamo intervistato il M° Billi all’indomani dal concerto inaugurale della nuova edizione – la settima – della manifestazione, che si preannuncia di particolare interesse e rilievo.  

Il 12 aprile è partita a Novi Ligure la settima edizione del Festival e Concorso Internazionale di Composizione “Romualdo Marenco”.  Com’è andata?
«Molto bene. Sul palcoscenico dell’Auditorium “Dolci Terre di Novi” è salita l’Orchestra di Fiati Città di Soncino, una delle più rappresentative sul territorio nazionale. Abbiamo inoltre premiato i vincitori dell’edizione 2007 del concorso, per la sezione banda ex aequo i compositori Ferrer Ferran (Spagna) e Dario Tosolini (Italia), e per la sezione strumento solo - clarinetto Geoffrey Hannan (Regno Unito). Le esecuzioni dei brani vincenti, in prima assoluta, sono state molto soddisfacenti e hanno saputo vivacizzare adeguatamente i lavori dei compositori. Ma questo è solo l’inizio. A fine agosto inizierà la rassegna musicale “Dedicato a Marenco” con una serie di concerti tra cui quello del 6 settembre per il quale dirigerò l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova nella prima assoluta della suite sinfonica Amor di Romualdo Marenco che io stesso ho riorchestrato. Sarà un momento emozionante anche perché non solo si tratta di una delle migliori orchestre del panorama musicale italiano, ma anche perché lo stesso Marenco fece parte del suo organico oltre un secolo fa. La rassegna musicale prosegue fino a novembre, per concludersi con il Gran Concerto di Fine Anno il 28 dicembre, in cui dirigerò l’Orchestra Classica di Alessandria con un  programma musicale di Strauss e ancora di Marenco».

Qual è il rapporto del Festival Marenco con i giovani?
«Il Festival sta indubbiamente crescendo in qualità, e ciò attira senza dubbio anche i giovani. Nei loro confronti abbiamo da sempre un’attenzione particolare, e si tratta sia di compositori già conosciuti nel settore, sia di “promesse”. Partecipano però anche concorrenti più “attempati” che comunque contribuiscono a mantenere alto il livello della manifestazione. Così come lo garantisce la presenza illustre di importanti solisti e di prestigiose orchestre, come appunto quella del Carlo Felice o l’Orchestra Sinfonica della Rai, che è stata nostra ospite in passato».

Il vostro Festival è ormai un punto di riferimento nel settore bandistico. A livello italiano, ma non solo…
«In effetti è così. Per quanto riguarda l’Alessandrino, il nostro è l’unico avvenimento musicale di rilievo e anche per questo richiama sempre molta attenzione. Ogni anno la cittadinanza di Novi partecipa numerosa e attenta a tutte le fasi, ma non ci fermiamo certo qui: riceviamo partecipanti e pubblico da tutto il mondo, segno che esiste grande curiosità attorno non solo alla musica per banda, ma più in generale nei confronti della musica tout court che è e resta un fattore di socializzazione importante».

Una “fame di musica” che, però, non sempre riceve adeguato sostentamento dalle istituzioni…
«Verissimo. E ciò nonostante i bacini di utenza siano ben presenti e ben radicati: basti pensare a quante sono le bande musicali – dalle più piccole alle più strutturate -  presenti nei nostri paesi. Ma quello dei finanziamenti carenti o assenti non è certo l’unico problema che deve fronteggiare il nostro settore. Diciamocelo chiaro. Spesso e volentieri, soprattutto a livello locale, non si riesce a superare la soglia del dilettantismo, a livello sia di esecutori che di direttori. Ciò che ci vorrebbe, invece, è più qualità, senza la quale non si può sperare di uscire da questa nicchia in cui la musica per banda, ma non solo, da troppo tempo è relegata. Un segnale importante, in questo senso, lo sta dando Riccardo Muti, che il 14 giugno prossimo dirigerà al Ravenna Festival, per la prima volta nella sua carriera, una banda musicale, quella di Delianuova, in provincia di Reggio Calabria».

Una banda formata da ottanta ragazzi che vivono e suonano in un’area problematica del Paese. Ma il maestro Muti è andato ben oltre. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha lanciato un vero e proprio allarme: tremila bande italiane sono in crisi e senza soldi, visto che dipendono dalla prodigalità dall’assessore di turno, e rischiano di chiudere, il che sarebbe, senza mezzi termini, un «delitto culturale». In questi giorni c’è stato un terremoto politico. Vuole avanzare qualche richiesta in tal senso a chi si appresta a formare il nuovo Governo?
«La richiesta non può che essere una sola: quella di prestare alla musica, e alla cultura, la massima attenzione. Sappiamo bene che siamo in un periodo di recessione economica e che le priorità possano sembrare altre. Ma la cultura, in un Paese come il nostro che ne è così ricco, deve essere sempre una priorità. Spero quindi che il nuovo Governo guardi da subito con occhio benevolo alla musica e si ricordi che è una delle eccellenze che tutto il mondo ci invidia».

Tornando alla musica per banda, non trova che ci sia scarsa atten-zione anche da parte degli addetti ai lavori?
«E’ vero, raramente si legge di noi sulle riviste specializzate o nella stampa che conta, ed è un vero peccato. Anche in questo caso, però, penso che il vero problema sia la necessità di elevare il livello qualitativo delle bande musicali, a cominciare da quello dei direttori di banda, che i conservatori oggi per vari motivi non riescono a formare adeguatamente. Ciò che serve, insomma, è una grande rivoluzione culturale».

Per chi non lo sa: come si entra in una banda musicale?
«Occorre distinguere. Le bande istituzionalizzate, come quella della Polizia di Stato di cui sono direttore, prevedono una selezione in base ad un concorso pubblicato su apposito bando. Alla selezione, che è un concorso di Stato, si accede per titoli ed esami. Proprio in questi giorni a Roma è in corso la selezione per quattordici musicisti;  praticamente ogni anno comunque si rende necessario coprire i posti lasciati liberi da chi, ad esempio, va in pensione. Quindi i bandi sono frequenti. Diverso il discorso per le bande locali: essendo dilettantistiche, i candidati vengono esaminati dal direttore che poi seleziona i prescelti».

Che sbocchi ci sono per un musicista di banda?
«Gli sbocchi sono sempre quelli: i più valenti di solito entrano a far parte stabilmente di un complesso istituzionale. Ciò che conta, come sempre, è il talento».

Un fenomeno che in questi ultimi anni sta avendo grande successo è quello delle Marching Show Bands, in cui i musicisti suonano marciando vestiti con costumi variopinti e danno vita ad esibizioni molto spettacolari, addirittura acrobatiche. Le manifestazioni, anche di livello internazionale, sono molte ormai anche nel nostro Paese, e vista la massa di pubblico che attirano sono – a differenza di altre proposte - abbondantemente sostenute dalle amministrazioni a tutti i livelli. Un esempio è la Regione Lombardia, che da anni sostiene il campionato nazionale delle Marching Show Bands.  Che rapporto avete, se esiste, con questa realtà?
«Praticamente nessuno perché si tratta di due specialità molto diverse. Il successo che hanno le Marching Show Bands è un fenomeno recente ed è dovuto in gran parte alla loro spettacolarità. E su questo niente da dire. Ma quando penso che una realtà prestigiosa come la Civica Orchestra di Fiati del Comune di Milano, che ha una storia di ormai 150 anni (fu fondata nel 1859, ndr) naviga in pessime acque…».

Come ha già ricordato, Lei dirige anche la Banda della Polizia di Stato. Quali sono i vostri prossimi impegni?
«Il nostro calendario è fittissimo. Parteciperemo alla Festa della Polizia ad Avellino, poi cito in ordine sparso concerti a Paestum, a Selva di Val Gardena, a Roma… E ci saranno anche delle esibizioni all’estero: in ottobre ad esempio saremo a New York. Confrontarci con il pubblico e le formazioni all’estero è per noi una grande sfida perché sono entrambi molto preparati. Ma le sfide non ci spaventano,  anzi ci piacciono e ci galvanizzano».

 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

 

 

 

 

 

 

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IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
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IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
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1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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